Cacciato dalla rosticceria perché straniero. E’ accaduto a Trani, a raccontarlo sui social, Marco Tribuzio, il direttore del Banco delle Opere di Carità. L’episodio risale ormai a più di un mese fa, protagonista Martin, un ragazzo residente a Bitonto, nato in Benin, che vive e lavora in Italia da qualche anno. Quattro per l’esattezza. Da qualche mese, in particolare, così come sottolineato da Tribuzio, ha trovato lavoro in un’impresa, impegnata con un cantiere a Trani, che si occupa di posa e cablaggio della fibra ottica.
“Oggi ho deciso di raccontarvi una storia legata alla follia della considerazione della differenza degli uomini rispetto al colore della pelle. Come si chiama? Ce l’ho sulla punta della lingua ma non mi viene. Ah ecco, razzismo” – ha scritto Tribuzio monte del post – è passato un mese da quando questo episodio è accaduto e nonostante il tempo continuo a ripensarci. Non riesco a spiegarmi come certe cose possano accadere e, se non ci riesco, non è dovuto al fatto che non sia capace di trovare una risposta, ma perché certe cose sono prive di una logica che le giustifichi” – ha proseguito raccontando la storia di Martin “il mio amico che per me è un fratello”, ha precisato, che ha da qualche mese trovato un lavoro “perché non è stato fermo ad aspettarlo”.
Martin, ha sottolineato il direttore del Banco delle Opere di Carità, in diversi mesi, dopo aver macinato chilometri a piedi e in bicicletta girando tutte le agenzie di lavoro e facendo visita ad aziende che pubblicavano annunci online, non si è mai dato per vinto e ha trovato finalmente un posto. “Un giorno vado a prenderlo da lavoro – prosegue Tribuzio – perché gli efficienti mezzi pubblici che abbiamo lo obbligano a fare due ore di viaggio tra coincidenze bus/treno per fare 8 chilometri. Ci aspettavano al centro vaccinale per la seconda dose. Iniziamo a chiacchierare su come sia andata la giornata e dopo un po’ mi dice che proprio quel giorno è accaduta una cosa brutta. Superata la reticenza inizia a raccontare”.
E’ stato in quel momento, dunque dopo un mese circa, che Martin ha confessato a Tribuzio dell’accaduto. Si trovava sul posto di lavoro quando, all’ora di pranzo, ha deciso di contravvenire alle proprie “regole” personali che lo spingono a risparmiare per concedersi un pranzo diverso dal solito. “Martin generalmente a pranzo si porta da mangiare dell’insalata – ha scritto Tribuzio – una scelta che coniuga salute e parsimonia, forse privilegiando più la parsimonia. Gli altri operai quel giorno durante la pausa pranzo si allontanano per fare ritorno con una bella vaschetta di pollo e patate, quelle di alluminio che quando abbiamo fame ci sembrano la cosa più buona del mondo che manco se si presentasse lo chef Cracco staremmo a sentirlo. Martin per quel giorno manda a benedirsi la parsimonia e si presenta alla rosticceria che i colleghi gli hanno indicato. Già sta salivando come farebbe chiunque. L’odore penetra nelle narici che sti africani hanno anche belle larghe” – ha sottolineato.
Non appena entrato però, la signora dietro al bancone gli fa segno di uscire. Martin, ha raccontato ancora Tribuzio, in un primo momento indietreggia, pensato inizialmente ad una regola riguardante il Covid o, una regola in generale relativa alla rosticceria. Ma la titolare insiste e, resasi conto del fatto che Martin non ha compreo gli dice, così come riportato dal direttore: “Allora non hai capito, te ne devi andare, i neri qua dentro non li voglio”. Dopo qualche secondo Martin realizza, ma non si da per vinto, spiegando alla signora che ha i soldi ed era lì per comprare il pollo ricevendo però come risposta un altro secco no.
“Il locale è mio e decido io. Tu di qui te ne devi andare”, queste le parole della signora dietro al bancone, parole a cui se ne sono susseguite altre, da parte di Martin, che, nonostante impietrito, ha provato a spiegare alla signora come stessero le cose. Nulla da fare, così, prosegue Tribuzio “ancora arrabbiato si è dovuto mangiare l’insalata”. Ad intervenire una ragazza che, avendo assistito alla scena, ha chiesto a Martin se volesse un panino, glielo avrebbe comprato. Ma Martin quel panino non lo voleva proprio e nemmeno l’insalata: “non voglio il panino, ho i miei soldi che guadagno e voglio il pollo con le patate”. Questa la risposta riferita a Tribuzio da Martin.
Così Martin se ne è tornato al cantiere dove, ha riferito Tribuzio, ha avuto il supporto dei suoi colleghi che hanno acquistato per lui il pollo. “Mentre racconta, a me inizia a ribollire il sangue e a salirmi la vergogna soprattutto quando Martin mi dice “questo atteggiamento lo avrei accettato da un ragazzo che non conosce la vita, ma non da una donna che poteva essere mia madre” – ha sottolineato Tribuzio – “ e sì caro Martin, l’umanità dovrebbe essere proporzionale all’età ma la formula che il Signore ha inventato presenta diversi difetti di produzione. Possiamo fargli causa al buon Dio ma sai che significa mettersi contro il fior fior di avvocati del Vaticano?” – ha scritto ancora Tribuzio.
Ma la storia non è finita qui. Sul cantiere, si è poi presentato il figlio della signora per portare le sue scuse. “I propositi bellicosi di denuncia, vengono subito rimessi nel cassetto – ha scritto infine Tribuzio – Resta l’amarezza per l’accaduto e per essermi dimenticato di chiedere a Martin: a almeno il pollo era buono?” – ha concluso.
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