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Bari, arrestato comandante dei vigili di Sammichele. La Procura: “Vicino al clan di Japigia, amarezza fortissima”

Pubblicato da: redazione | Ven, 22 Ottobre 2021 - 11:49

“L’amarezza è fortissima, siamo consapevoli che la fiducia nelle istituzioni da parte della società civile viene intaccata. Dobbiamo sperare che la gente sia dalla nostra parte e non che abbia dei dubbi sul comportamento dei rappresentati dello Stato”. (video in basso)

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Lo ha detto il procuratore aggiunto di Bari, coordinatore della Dda, Francesco Giannella, al termine della conferenza sugli arresti legati al duplice agguato di mafia del 24 settembre 2018.

Otto i presunti capi e affiliati al clan Parisi-Palermiti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dell’omicidio aggravato dal metodo mafioso del 24enne Michele Walter Rafaschieri e del tentato omicidio del fratello Francesco Alessandro Rafaschieri, 34 anni, avvenuti nel quartiere Carbonara. Nona  persona arrestata il comandante della Polizia locale di Sammichele di Bari, Domenico D’Arcangelo.

Proprio il coinvolgimento del comandate D’Arcangelo  ha scosso gli investigatori, in qualche modo sorpresi per la vicinanza al clan del quartiere Japigia dove in passato aveva prestato servizio come agente nel reparto cittadino. Come ha spiegato il procuratore Roberto Rossi: “Tra coperture e zone grigie della criminalità, qui non si tratta del passaggio di una informazione che viene data in cambio di denaro, abbiamo qualcosa di peggio, si è accertata una operazione di copertura di una attività criminale come un omicidio”.

Infatti per dare un alibi al boss Gianni Palermiti, 45 enne, D’Arcangelo dopo l’omicidio, avrebbe consentito la costruzione di un alibi, inducendo una sua agente a redigere un falso verbale di violazione al codice della strada.

In cambio, il D’Arcangelo avrebbe ricevuto un cellulare del valore di 800 euro ed una somma non accertata, ma elevata, di denaro. Peraltro, affatto pentito della sua condotta, in occasione delle indagini, sapendo che la sua agente era stata interrogata dagli investigatori, pronunciava frasi esplicite “…quelli non hanno le prove… se no avrebbero già fatto” (mentre era intercettato); e diceva alla sua agente: “tu dì non mi ricordo, …ripeti la teoria che non ricordi niente”.

Solo la confessione della vigilessa ha fatto luce sul caso. Il boss infatti non avrebbe mai pagato nessuna delle multe cumulate negli anni, tranne quella più recente. La vigilessa è indagata per falso, il comandante è stato arrestato.

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