La molecola ‘abemaciclib’, in combinazione con la terapia endocrina, riduce del 30,4% la probabilità di recidiva del cancro al seno rispetto alla sola terapia standard. La novità riguarda le pazienti con carcinoma mammario in fase iniziale ad alto rischio di ricaduta dopo intervento chirurgico, e con recettori ormonali positivi (HR+ e HER2-).
I nuovi risultati dello studio ‘monarchE’ presentati oggi alla Virtual Plenary di ESMO (European Society for Medical Oncology), migliorano i dati già condivisi nel 2020: anche in un periodo di osservazione più lungo (pari a 27 mesi), l’inibitore di CDK4 e 6 di Eli Lilly, continua a dimostrare un beneficio significativo nella riduzione del rischio di recidive in pazienti definite ‘ad alto rischio’.
In base ai nuovi dati, che sono stati contemporaneamente pubblicati sulla rivista Annals of Oncology, questo beneficio corrisponde a un miglioramento, a tre anni, del 5,4% nel tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva, ovvero da ricaduta, comparsa di un nuovo tumore o decesso: nei pazienti trattati con abemaciclib ed endocrinoterapia è 88% a fronte dell’83% delle pazienti trattate con la sola endocrinoterapia.
Inoltre, l’aggiunta di abemaciclib alla terapia endocrina, porta anche ad una riduzione del 31.3% del rischio di malattia metastatica e i benefici tendono a mantenersi anche oltre i 2 anni previsti del periodo di trattamento. “Questi dati confermano il beneficio clinico della combinazione di abemaciclib e terapia ormonale ad un tempo di osservazione più lungo – spiega Valentina Guarneri, direttore Unità Operativa Complessa di Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto Irccs – Inoltre, la presente analisi, con quasi il 90% dei pazienti che ha terminato il trattamento, può dirsi conclusiva sul profilo di sicurezza del trattamento”.
“Circa il 65% di tutti i casi di carcinoma al seno sono casi con recettori ormonali positivi, pertanto i progressi in questo sottotipo di tumore, hanno una particolare rilevanza”, aggiunge Lucia Del Mastro, direttore della Breast Unit del Policlinico San Martino. Il farmaco, conclude, “è stato appena approvato negli Stati Uniti per il trattamento adiuvante delle donne ad alto rischio e speriamo che sia presto disponibile anche in Italia”.
(ANSA)