“È tutto un grande caos – racconta Marco, 55 anni, operaio -. Il giorno prima (dell’entrata in vigore dell’obbligo, ndr) ho inviato in azienda l’attestato di vaccinazione e per loro avrei potuto prendere tranquillamente servizio. La sera, però, mi chiamano e mi dicono che non potevo lavorare perché quel certificato non sostituiva il green pass (ancora non ricevuto). Mi hanno ‘costretto’ a mettermi in malattia: ho fatto il vaccino, perché devo pagare anche il tampone?”.
Stessa cosa è accaduta ad Angela, operatrice di call center: “Ho fatto il vaccino 4-5 giorni fa e nell’Hub mi hanno detto che avrei ricevuto il green pass sull’app Io nel giro di 24 ore, 48 al massimo. Ma dato che non arrivava niente – racconta la donna – ho chiamato la Asl, che mi ha detto che il green pass sarebbe stato attivo solo 15 giorni dopo la somministrazione. Nel frattempo quanti tamponi avrei dovuto pagare?”.
Marco, Angela e gli altri lavoratori nella medesima situazione non sono “no vax” o “no pass”, ma dipendenti che, per un motivo o per l’altro, non hanno potuto vaccinarsi quando era il momento. “Ho avuto il Covid e dovevo aspettare 6 mesi prima di vaccinarmi – aggiunge Michele -; purtroppo ho aspettato qualche giorno di troppo e mi sono ritrovato in questa situazione assurda. Ora sono vaccinato, ma devo pagarmi lo stesso i tamponi. Che vado a fare a lavorare?”.
C’è poi chi il vaccino non l’ha ancora fatto per motivi di salute, come Saverio, 26 anni, lavoratore part-time: “Sto aspettando l’ok del medico perché di recente ho avuto una patologia che, se vaccinato, avrebbe potuto crearmi problemi. Non so quando potrò vaccinarmi e nel frattempo non posso nemmeno andare a lavorare. Prendo 600 euro al mese, se ne spendo la metà in tamponi, come pago l’affitto?”.
La soluzione trovata – in attesa del vaccino o dell’arrivo della certificazione – è sempre la stessa: rivolgersi al medico di famiglia per farsi prescrivere un certo periodo di malattia.
Nel frattempo la Uil, Unione italiana del lavoro, ha diffuso una nota in cui informa gli iscritti – soprattutto quelli che si sottopongono a tampone – che “il green pass deve essere valido nel momento in cui il lavoratore effettua il primo accesso quotidiano alla sede di servizio”. E può quindi scadere durante l’orario di lavoro, senza che questo comporti “la necessità di allontanamento del suo possessore”.
Per tutti coloro che stanno riscontrando problemi legati al rilascio del green pass, l’Asl di Bari ha attivato uno sportello dedicato in ogni hub. Per accedere è comunque necessario inviare una mail a greenpass@asl.bari.it con una breve descrizione del problema.