La Corte di Assise di Appello di Bari ha confermato otto condanne a pene comprese tra i 20 anni e i 16 anni di reclusione nei confronti di altrettanti affiliati al clan Strisciuglio di Bari, imputati per il duplice omicidio mafioso di Luigi e Antonio Luisi, padre e figlio, uccisi secondo la Dda di Bari nell’ambito di una guerra tra clan per il controllo dello spaccio di droga nel quartiere Libertà.
Il 30 aprile 2015 fu ucciso in un agguato il figlio Antonio e ferito il padre, vero obiettivo dei killer. Il figlio, estraneo ai contesti criminali, fu ucciso per errore perché si frappose tra i sicari e il padre per salvarlo. Il 31 ottobre 2016 il clan portò a termine l’obiettivo, tornando a colpire Luigi Luisi, che morì in ospedale il 14 novembre dopo due settimane in coma.
In particolare, i giudici del secondo grado hanno confermato le condanne già inflitte nel dicembre 2019 in primo grado, con rito abbreviato: 20 anni di reclusione per i pregiudicati Vito Valentino e Alessandro Ruta, ritenuti i mandanti del primo agguato in cui morì il figlio; Domenico Remini, pianificatore di entrambi i delitti; Christian Cucumazzo e Antonio Monno, esecutori materiali dell’omicidio di Antonio Luisi e del tentato omicidio del padre Luigi; Maurizio Sardella, che avrebbe aiutato i sicari dell’agguato al padre, monitorando i movimenti della vittima.
Confermate anche le condanne a 18 anni di reclusione per Donato Sardella, figlio di Maurizio, e a 16 anni per Gaetano Remini, fratello di Domenico, che confessarono di essere gli esecutori materiali dell’assassinio di Luigi Luisi. ANSA