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Emiliano: “Bari prima di me la città più fascista di Italia”. Ma la Cgil non ci sta

Pubblicato da: redazione | Mar, 12 Ottobre 2021 - 10:30

Il presidente Michele Emiliano ha dichiarato oggi su un quotidiano che, prima di lui, la città di Bari fosse la più fascista d’Italia. Ignora, o finge di ignorare, che Bari fu tra le due uniche città in tutta Italia dove all’inizio del ventennio i fascisti furono respinti dalla Camera del Lavoro da Giuseppe Di Vittorio e Rita Maierotti.

Lo scrive in una nota Gigia Bucci, segretario generale Cgil Bari. “Ignora, o finge di ignorare – prosegue –  la storia della resistenza dei ragazzi di Bari Vecchia contro l’esercito tedesco, il primo congresso del CNL e la storia di Radio Bari, prima radio libera d’Italia, la strage di via Niccolò dell’Arca, la deportazione e l’omicidio a Mathausen del Consigliere comunale antifascista Filippo D’Agostino, la difesa dei lavoratori delle poste. Ignora la grande tradizione politica antifascista, socialista, comunista e cattolica dei grandi protagonisti della nostra storia Repubblicana tra i quali Aldo Moro. La casa editrice Laterza.

Ignora la grande mobilitazione che blocco la città all’indomani dell’omicidio di Benedetto Petrone con la mobilitazione spontanea di 30mila persone che bloccarono la città e le fabbriche. Ignora la grande tradizione di studiosi e accademici come Gino Giugni che hanno scritto lo Statuto dei Lavoratori e che è continuata ancora nel presente con grandissimi intellettuali quali Franco Cassano, Luciano Canfora e Beppe Vacca. I tantissimi episodi quotidiani di cittadini e lavoratori che ogni giorno si mettono in gioco per promuovere la Costituzione e i suoi valori democratici nelle associazioni, nei sindacati, nei partiti, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università.

Presidente Emiliano, l’antifascismo non è una esclusiva. Appartiene a tutti i cittadini che si riconoscono nella nostra Carta Costituzionale e che, le garantiamo, sono impegnati in tal senso da ben prima che Lei fosse Sindaco di Bari. La loro eredità – conclude – è patrimonio universale verso la quale tutti e tutte noi abbiamo il dovere di tramandarne il valore, non di arrogarcene la proprietà.

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