La Procura di Bari ha chiesto quattro condanne a pene comprese tra i 14 e i 6 anni di reclusione nei confronti di altrettanti imputati, tra i quali un carabiniere che all’epoca dei fatti contestati era in servizio a Giovinazzo. Secondo l’indagine dei militari dell’Arma, coordinata dai pm della Dda di Bari Federico Perrone Capano e Domenico Minardi, i due carabinieri per anni avrebbero ricevuto denaro, 400mila euro in totale, e regali per pilotare, ritardare o rivelare particolari di indagini sul clan mafioso Di Cosola, fornendo in alcune occasioni copia di verbali dei collaboratori di giustizia.
Gli imputati rispondono, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante mafiosa. I fatti contestati risalgono agli anni 2012-2018. L’inchiesta nel giugno 2020 portò all’arresto dei due carabinieri, del pasticciere Gerardo Giotti e di un pregiudicato affiliato al clan, Mario Del Vecchio, tutti tuttora detenuti, i primi tre agli arresti domiciliari mentre Del Vecchio in carcere.
Per uno dei due carabinieri la Dda ha chiesto la condanna a 10 anni di reclusione; per il pregiudicato, ritenuto referente del clan nella cittadina del nord Barese, è stata chiesta la condanna a 14 anni di reclusione; per Giotti accusato di aver fatto da tramite tra i pregiudicati e i militari, è stata chiesta la condanna a 9 anni di reclusione. Imputato anche un collaboratore di giustizia, Michele Giangaspero, che rischia una condanna a 6 anni. Il processo si celebra con il rito abbreviato dinanzi alla gup del Tribunale di Bari Antonella Cafagna. Si tornerà in aula per le arringhe il 19 ottobre e il 12 novembre. L’altro carabiniere coinvolto è a processo separatamente dinanzi al Tribunale ordinario.