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Molfetta, scatole cinesi e “prestanomi”: sequestrati beni a noto imprenditore. Fu narcotrafficante negli anni 90

Pubblicato da: redazione | Ven, 1 Ottobre 2021 - 06:18

Un passato burrascoso e circa dodici anni di detenzione. Poi l’improvviso arricchimento e gli investimenti nel campo dell’edilizia che – in poco più di dieci anni – lo avevano portato a diventare il più famoso imprenditore edile di Molfetta e dintorni. A partire dalle prime luci di questa mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coordinati dalla DDA della Procura della Repubblica di Bari e coadiuvati da quelli della Compagnia di Molfetta, hanno eseguito il Decreto emanato dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, con il quale è stato disposto il sequestro preventivo nei confronti di Giuseppe Manganelli, 52enne, noto imprenditore edile di Molfetta.

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Il valore del patrimonio sottratto alla disponibilità dell’interessato è pari a circa cinquanta milioni di euro. Un capitale enorme, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto.

La fortuna di Manganelli, come puntualmente ricostruito dal provvedimento firmato dalla Dott.ssa Giulia ROMANAZZI, deriva da una fruttuosa carriera criminale, durante la quale, lo stesso è riuscito ad accumulare e a occultare cospicue somme di danaro, con tutta probabilità provento delle attività di narcotraffico ed estorsive cui lo stesso era dedito durante gli anni ’90. Alla remuneratività dei reati si è poi aggiunta una lungimirante strategia di investimento.

A partire dal 2011, infatti, il 52enne aveva iniziato a costituire, anche grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome, le prime società che – accumulando reddito – hanno dato a MANGANELLI la possibilità, nel corso degli anni, di giustificare la creazione di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali. Da qui la nascita di plurime società e la diversificazione degli investimenti, con una operatività non più limitata al solo campo dell’edilizia, ma estesa anche al settore della distribuzione di carburanti.

Questo intricato percorso di costituzioni ed acquisizioni societarie è stato passato al setaccio dalla Sezione specializzata in Misure di Prevenzione del Comando Provinciale di Bari, che – operando su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Bari – attraverso laboriose e complesse analisi investigative, è riuscita a districare ed a smascherare lo schema “a scatole cinesi” messo in atto dall’imprenditore per occultare l’illecita provenienza della sua ricchezza finanziaria.

 L’indagine ha analizzato l’attività finanziaria che, per oltre un ventennio, il proposto, i suoi stretti familiari e le persone giuridiche nel frattempo costituite hanno abilmente intessuto. Ricostruendo gli intrecci finanziari, le acquisizioni di rami d’azienda ed il ricorso alla figura di prestanome, i militari sono riusciti a mettere in luce non solo la elevata pericolosità sociale del proposto, ma soprattutto l’illecita provenienza dei capitali sui quali il 52enne pregiudicato, e già sorvegliato speciale, aveva fondato il suo “impero finanziario ed imprenditoriale”.

La richiesta avanzata dalla DDA di Bari è stata così accolta del Tribunale di Bari che, al termine della meticolosa attività di analisi, ha evidenziato la provenienza illecita delle risorse finanziarie utilizzate da MANGANELLI, e deciso affinché si procedesse al sequestro immediato dell’intero patrimonio, comprese le cinque società allo stesso riconducibili.

Un capitale contaminato, frutto della avvenuta commistione tra fonti illecite e guadagni leciti, ma che trova comunque la sua genesi nella commissione di reati molto remunerativi. Il curriculum criminale di MANGANELLI, infatti, annovera condanne passate in giudicato per rapina, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico ed estorsioni, nonché un lungo periodo detentivo, con il coinvolgimento nelle oramai note operazioni “Reset” e “Primavera”. Eppure, pagato il debito con la giustizia in termini “detentivi”, per l’imprenditore molfettese è giunto adesso il momento di rendere conto di quell’immensa ricchezza nata, in apparenza, dal nulla.

Nella convinzione che la lotta alla criminalità, soprattutto organizzata, debba essere condotta attraverso strategie investigative ad ampio spettro, capaci di aggredire non solo chi delinque, ma anche i patrimoni da questi illecitamente accumulati, la Magistratura del capoluogo pugliese, in sinergia con l’Arma dei Carabinieri, è riuscita a sottrarre al mercato legale un patrimonio vasto e variegato. A MANGANELLI e ai vari prestanome sono stati sequestrati 16 fabbricati, tra i quali la villa, vista mare, ove lo stesso risiede, quattro terreni, per un’estensione totale di circa 5.000 mq, 5 società tra le quali la “Unione Petroli s.r.l.”, avente da sola un fatturato annuo di circa venti milioni di euro, 6 veicoli ed una imbarcazione da diporto, nonché 11 conti correnti e quote partecipative ad un fondo di investimento.

L’importante risultato odierno conferma la valenza strategica della lotta alla illecita accumulazione di patrimoni, con ricchezze che sistematicamente vengono reimpiegate e reinvestite dalla criminalità, sia essa di tipo associativo o meno, così creando un insanabile vulnus per l’economia legale.

 

 

 

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