Per dieci anni, è stato il volto del quartiere Libertà. Don Francesco Preite, è stato il pilastro della chiesa Redentore e del suo oratorio, nel cuore di un quartiere difficile della città di Bari. Prima come Incaricato dell’Oratorio salesiano poi come direttore, è stato un riferimento importante per i giovani e per le loro famiglie.
L’assemblea dell’associazione – che si occupa di lotta all’emarginazione, disagio ed esclusione sociale dei giovani – ha eletto il direttore dell’istituto salesiano barese, e l’incarico durerà fino al 2025. Don Francesco, quarantaquattrenne di Potenza, avrà il compito di coordinare le attività a livello nazionale, con ricadute naturalmente sul locale. Nei giorni scorsi l’APS Laboratorio don Bosco ha organizzato una tavola rotonda “Pace e Gioia! 10 anni al Libertà”.
In questa manifestazione sono confluiti due eventi di spessore culturale: il primo, ha visto la riapertura ufficiale al pubblico della Biblioteca di quartiere don Bosco; nel secondo è stato presentato il libro “Il pane e le Rose” che ha visto gli interventi del sociologo barese Domenico Mortellaro, di Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e di Renato Nitti, Procuratore della Repubblica nel Tribunale di Trani. Nel pomeriggio di oggi, invece il quartiere saluterà il prete anticlan, quello che non ha avuto alcun timore a scendere per le strade e a sbattere i pugni contro la mafia che serpeggia per le strade del Libertà.
Dieci anni fa lei ha avuto un incarico in uno dei quartieri più difficili della città di Bari, cosa immaginava di trovare in queste strade e cosa ha trovato?
Immaginavo di trovare un quartiere ed un Oratorio popolare, e così è stato. Mi ha sempre colpito la semplicità dei giovani. Non immaginavo di trovare un disagio sociale così grave aggravato dalla presenza della criminalità organizzata. Nel 2010 ho iniziato come Incaricato dell’Oratorio, poi nel 2015 mi è stato affidato anche la conduzione della Comunità del Redentore e ho svolto il servizio di direttore.
Come lo ha accolto la comunità?
Quando sono arrivato nel 2010, avevo 33 anni. Ero giovane ma la comunità mi ha accolto molto bene: questo mi ha dato la forza per educare ed affrontare le varie difficoltà che inevitabilmente si incontrano in un quartiere come il Libertà.
Qual è stata la più grande sconfitta di questi dieci anni?
Un prete educatore deve mettere nel conto che avrà tante sconfitte che però sono l’inizio di una rinascita. Una delle più grandi sconfitte è non aver potuto evitare che alcuni ragazzi si macchiassero di reati molto gravi. Questo, però, è stato di monito per altri ragazzi che oggi trovano nel Redentore opportunità di crescita e di futuro.
La più grande vittoria?
Sicuramente aver dotato la Comunità del Redentore di una mentalità progettuale e del Progetto Educativo Pastorale Salesiano che ha consentito ai vari ambienti educativi e pastorali e cioè la Parrocchia, l’Oratorio, il Centro di Formazione Professionale, il Centro diurno per minori, la Comunità educativa per minori, il convitto universitario, il Laboratorio culturale e la Biblioteca di “parlarsi” di unire le forze per educare i giovani del territorio, secondo il proprio ambito specifico di intervento. Ciò ha reso l’azione educativa del Redentore più unitaria, più consapevole, più aperta alle collaborazioni con realtà istituzionali e associative.
Qual è l’immagine di questa città che porterà per sempre nel cuore?
La gioia dei ragazzi quando apri il cancello dell’Oratorio e il grazie dei giovani animatori che riconoscevano la bellezza del servizio educativo con e per i ragazzi.
Don Pasquale Martino, avrà un ruolo importante cioè quello di conquistare la stessa fiducia e la stessa solidità che lei ha costruito in questi anni nel quartiere, cosa gli ha consigliato?
Don Pasquale, che mi succederà tra qualche giorno, è stato l’Ispettore dei Salesiani (superiore) che mi ha inviato come Incaricato dell’Oratorio Redentore a Bari nel 2010. Ci siamo parlati più volte in questi mesi. Credo che la comunità del Redentore in questi dieci anni abbia fatto un passaggio fondamentale: da una comunità basica ad una comunità innovativa aperta al territorio e molto centrata sul servizio educativo e professionale. L’innovazione, che è garanzia di futuro, ha bisogno di accompagnamento e don Pasquale è la persona giusta per poter continuare a scrivere insieme ai laici storie di speranza educativa specialmente per i più piccoli.
Cosa sogna per questo quartiere?
Il Libertà è il quartiere più giovanile e multietnico della città. Sogno che sia un laboratorio cittadino sulla cura e sull’educazione con e per i giovani che parli il loro linguaggio attraverso la musica, il teatro, il cinema e lo sport e offra loro opportunità di crescita e di futuro. Offrire una alternativa concreta ai giovani è l’unico modo per prevenire il disagio e per dare presente e futuro alla Città di Bari.