Procedono a Bari, dalle prime ore del mattino, i test di ammissione per i corsi di Laurea a numero chiuso in Medicina e Odontoiatria, dove 2.797 aspiranti medici stanno concorrendo per i 393 posti disponibili. (301 su Bari, 60 per Taranto e 32 per Odontoiatria). Un vero e proprio esercito di candidati che la macchina organizzativa dell’Università di Bari ha diviso tra il Campus, il palazzo Ateneo, Giurisprudenza ed Economia per un totale di 52 aule.
Sicurezza e controlli
Accesso solo con esibizione del green pass e controlli specifici dei partecipanti tramite due filtri: il primo, al gazebo esterno, per la verifica della temperatura e della carta verde prima dell’accesso alle aule. Qui, indossato il braccialetto che è stato assegnato, i candidati sono passati allo step successivo, con l’identificazione e la consegna degli effetti personali non ammessi negli spazi preposti ai test. Solo a quel punto è stato possibile accedere all’aula e prendere posto.
“Le operazioni di controllo e di sicurezza sono andate bene durante la mattinata – spiega Angela Pezzolla docente di chirurgia generale e presidente della commissione per i test di ingresso – l’ostacolo del Covid ha rappresentato forse uno stimolo a organizzare al meglio i test. L’ateneo ha messo su una macchina davvero importante per queste prove”.
E, in effetti, secondo quanto appreso da fonti interne all’organizzazione, non sono state riscontrate irregolarità da parte dei candidati in relazione alla validità del greenpass.
Le proteste
“L’emergenza non è chiusa. La formazione sì”. Recitano così i cartelli esposti, a margine all’ingresso dei plessi in cui si stanno svolgendo le prove, dai rappresentanti dell’associazione studentesca Link, che manifestano in favore dell’abolizione del numero chiuso per l’accesso ai corsi di Laurea.
“Manifestiamo contro il numero chiuso nazionale, che non è una risposta alla crisi pandemica, alla carenza di medici, di organico e di strutture preposte alla formazione – spiega a gran voce Noemi Sassanelli, referente di Link – Chiediamo maggiori investimenti sull’università in modo da ridurre il gap formativo che limita l’accesso degli studenti ai corsi di studio di base e anche a quelli di specializzazione”, prosegue la studentessa, che precisa come le associazioni apprezzino l’aumento delle borse di studio ma trovino che le risorse a disposizione per il sostegno degli studenti siano ancora insufficienti. “Per investire sul futuro è necessario investire sul presente, a partire dalla sanità”, conclude Noemi Sassanelli.