“Finalmente, dopo anni di battaglie, se dovesse davvero andare in porto la programmazione di chiusura dei negozi, potrò passare le giornate festive con mio figlio” A raccontarlo a Borderline24 è il rappresentante sindacale di un’azienda di arredo mobili che opera nel Barese, intervenuto in seguito alla notizia della delibera approvata lo scorso 9 agosto in Regione, che prevede, in via sperimentale, un calendario annuale di definizione delle chiusure degli esercizi commerciali nelle festività nazionali.
Giovanni, nome di fantasia perché preferisce restare anonimo, è padre di un bambino di due anni e mezzo e lavora da 14 anni e mezzo nel settore della grande distribuzione. Da allora, racconta “sono cambiate molte cose, ma poco per i diritti dei lavoratori”. Per moltissimo tempo, Giovanni, ha infatti lavorato assiduamente rinunciando alle domeniche e alle giornate festive.
“Quando hai vent’anni non ci pensi – sottolinea – poi si cresce, prima la mamma anziana, poi la fidanzata, dopo la famiglia. Non mi sono mai fatto mettere i piedi in testa, ma quei soldi in più per le giornate lavorative nei festivi non sono nulla, se commisurate alla possibilità di passare una giornata con la propria famiglia o all’opportunità di poter portare il proprio bambino al parco” – racconta.
“Si è arrivati a un punto in cui bisogna tornare a riassaporare le cose genuine – racconta ancora – la famiglia, le passeggiate, il tempo libero da passare con i propri cari. Il problema è che la gente non ha più niente da fare: molte volte preferisce passare una giornata al centro commerciale perché magari compra un panino a 3 euro, mentre bisognerebbe investire sul commercio e sul turismo. Perché se un centro commerciale è aperto tutto l’anno, toglie clientela a tutto il comparto del turismo. A Ferragosto non si può preferire un centro commerciale ad un lido”.
“Se questa delibera venisse confermata – specifica – sarebbe una buonissima notizia, ma il rischio è che la grande distribuzione si metta di traverso. A questo punto credo sarebbe una vittoria anche se, semplicemente, venisse rispettata la volontarietà dei lavoratori. E’ forse il tasto più dolente, tra piccoli e grandi. Mi ha sempre lasciato attonito il fatto che si badasse alle esigenze di tutti, tranne che dei lavoratori. Negli anni si è seguito il modello internazionale, lontano dalle nostra realtà, scimmiottando anche contesti oggi in forte crisi. Mi auguro che la Regione vinca questa battaglia, ma non è l’unica da fare” – racconta ancora.
Il modello da seguire, secondo il rappresentante sindacale, dovrebbe essere, tra le altre cose, quello di una realtà lavorativa con orario dalle 9 alle 18, ma anche quello della possibilità di lasciare ai lavoratori il diritto di scegliere personalmente, in base alle esigenze, se lavorare o meno nei giorni festivi. “La disponibilità varia da persona a persona – racconta ancora – dovremmo renderci internazionali in questo modo. Guardando alle persone. La gente dovrebbe lavorare col sorriso, finire di lavorare e avere il tempo per fare altro o anche semplicemente di poter stare con i propri cari. Ci sono tante cose che dovrebbero essere cambiate. Questa pandemia poi ci ha peggiorati, la gente si è incattivita”.
“Una cosa è certa – racconta infine- se la proposta di legge della Regione dovesse andare in porto, sarebbe una grande vittoria, ma questo non può prescindere da quello che già la legge dovrebbe prevedere: contratti che non siano peggiorativi rispetto a quelli nazionali e, inoltre, dare opportunità di scelta e offrire possibilità ai lavoratori di tornare a riassaporare la quotidianità. Noi siamo per la chiusura nei festivi, ma se ritengono sia troppo, siamo per il rispetto della volontà dei lavoratori. Deve valere per tutti. Va bene il compromesso, ma è importante anche il rispetto. Per ora il mio compromesso sono due ore su un lembo di scoglio con mio figlio, mi piacerebbe avere un po’ di tempo in più” – ha concluso.
Al momento, secondo quanto emerso dalla delibera, proposta dall’assessore alle Attività produttive, Alessandro Delli Noci e fortemente voluta dai sindacati, i giorni di chiusura previsti sono Ferragosto, (15 agosto 2021), 25 e 26 dicembre 2021, 1 gennaio 2022, 17 aprile 2022 (ovvero Pasqua), 25 aprile 2022, 1 maggio 2022. La proposta però ha incontrato anche pareri sfavorevoli, tra questi quelli di Federdistribuzione che ha espresso sin da subito contrarietà a “qualsivoglia indirizzo regionale in materia”. Il rischio dunque è che non tutti aderiscano all’iniziativa regionale. Ragion per cui domenica sono previsti alcuni scioperi.