“Sia dal punto di vista della scuola, sia dal punto di vista dei trasporti siamo alle pezze. Siamo i soliti ritardatari e il primo settembre dobbiamo tornare in cattedra”. E’ quanto dichiarato da Agata, un’insegnante intervenuta in merito alla ripresa delle attività scolastiche e al rischio che si sia già in ritardo sulla tabella di marcia nel tentativo di scongiurare l’ipotesi didattica a distanza.
Dall’incertezza causata dall’emergenza sanitaria e dal costante aumento del numero dei contagi, sino ad arrivare al problema dei trasporti, sottolineato negli scorsi giorni anche dal sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro, il quale ha dichiarato che, qualora non ci sia un aumento di capienza, non sarà possibile tornare tra i banchi.
Sono solo alcune delle problematiche sollevate da alcune insegnanti nel Barese, fortemente preoccupate che si debba ripercorrere la strada già intrapresa durante i primi due anni di pandemia. “Non sappiamo ancora nulla – racconta l’insegnante – non abbiamo notizie a riguardo. Speriamo vivamente però che ormai per il terzo anno consecutivo, bambini e ragazzi, debbano di nuovo seguire le lezioni a distanza. E’ una situazione che ha rovinato un po’ tutti, lo dico da mamma e da insegnante. I nostri ragazzi hanno subito conseguenze gravissime, a quest’ora dovevamo essere già pronti. Non è possibile che i trasporti siano ancora un problema e che noi, a 25 giorni dal rientro in classe, non sappiamo ancora nulla di concreto” – conclude.
Le attività scolastiche in Puglia prenderanno il via a partire dal 20 settembre per gli alunni. Per gli insegnanti invece, tra emissioni in ruolo e supplenze, il rientro è previsto per il primo settembre. Fattore che, senza la presenza di un’organizzazione ben coesa potrebbe andare a gravare anche sull’operato delle insegnanti. Lo racconta anche Rosaria, maestra di scuola elementare.
“E’ davvero assurdo che nella situazione di emergenza in cui siamo non ci siano notizie in merito – specifica – senza contare che personale scolastico e insegnanti sono per la maggior parte vaccinati. Bambini e ragazzi non possono permettersi un altro anno di lezioni a distanza. Nemmeno noi insegnanti” – specifica raccontando i diversi disagi a cui si va incontro, soprattutto con la possibilità di scelta data alle famiglie.
“Se dovessimo tornare in dad, non si deve lasciare la decisione alle famiglie – sottolinea – o tutti a scuola o tutti a casa. Abbiamo passato due anni difficili in cui non era possibile gestire contemporaneamente bambini a scuola e bambini a casa, in tanti sono rimasti indietro. I bambini e i ragazzi hanno subito gravi danni a livello psichico, dobbiamo salvaguardarli, il rischio minore, considerando la presenza dei vaccini è non tenerli bloccati a casa. Il problema dei trasporti è impossibile da risolvere da un giorno all’altro, tocca affrontare il problema di volta in volta, man mano che si presenta. Se non fosse così ci ammaleremmo tutti mentalmente, la scuola, al di là di tutto è un ambiente tutelato” – ha concluso.
Intanto per giovedì è previsto un nuovo incontro al Governo. Al vaglio l’ipotesi di rendere obbligatorio il green pass sia per i trasporti, sia per il personale scolastico. La decisione deriva dai dati riguardanti l’incidenza di vaccinati tra insegnanti e personale che, con l’85%, lascia presagire l’intenzione di voler proseguire la rotta dell’immunizzazione tramite siero per tornare a quella “normalità perduta”, soprattutto in ambito scolastico.
Dal Governo però fanno sapere che resta attuale l’ipotesi di intraprendere percorsi specifici, con misure da adottare all’occorrenza, laddove il numero di immunizzazioni non fosse ancora basso. Tra queste anche la didattica a distanza.