“Il Bosco Difesa Grande è in primis un’area naturale, che rappresenta(va) una residua testimonianza della rigogliosa foresta mesofita che ricopriva gran parte dell’intera Puglia, lo stesso è un Sito di Importanza Comunitaria (SIC)”. Inizia così un comunicato di protesta dell’associazione di migratoristi italiani in merito all’incendio che sta devastando l’area di oltre 5mila ettari nell’Alta Murgia. “Il rogo – fa sapere il Comune – continua a interessare un’ampia porzione” del bosco Difesa Grande, “contrastato nella sua avanzata da Vigili del Fuoco, personale Arif, Polizia locale e Protezione civile, sostenuti dall’alto da Canadair e Fireboss”. Da ieri sul posto si sono recati per il coordinamento degli interventi anche il capo della Protezione civile regionale, Mario Antonio Lerario e il direttore generale dell’Arif, Francesco Ferraro. Tre i fronti attivi: il primo, in località La Monarca, è al momento ritenuto sotto controllo e confinato in un’area già nei giorni scorsi gravemente danneggiata dal fuoco; il secondo, sul quale si concentrano gli sforzi maggiori, riguarda località Marassano (in direzione Forniello). Da ieri sera si è aperto un terzo fronte: “a causa di un incendio sprigionatosi sul versante lucano – spiega ancora il Comune – anche un vasto tratto di località Rifezza (zona Caprarizza) è finito sotto lo schiaffo del fuoco. Il timore è che la presenza di canaloni di collegamento con Difesa Grande possa favorire il salto del rogo”.
“Sembra che il bosco sia oggetto di “appetiti” non proprio atti alla conservazione dello stesso, testimonianza ne è l’incendio che si è consumato negli ultimi giorni, seguito di altri tragici eventi occorsi a danno dell’area naturale negli anni 2012 e 2017 – si legge nella nota dell’associazione migratoristi italiani – Premesso che i soccorsi hanno dato il massimo per arginare i danni, ma quanta attività di prevenzione viene corrisposta a questo immenso patrimonio? Questa è la domanda che da anni ci poniamo, e si perché da anni non si attuano più “Piani finalizzati” per la salvaguardia delle aree boschive, così come previsto dall’art. 7 co. 14 della L.R. 59/2017, ovvero quale attività di vigilanza (e quindi di prevenzione) viene destinata, stante il lassismo che in questo ultimo quinquennio ha regnato sovrano nell’applicazione della normativa regionale?”
“Come Associazione Migratoristi Italiani – continua la nota – ci siamo più volte spesi nella salvaguardia degli habitat e del territorio, ma la continua latitanza delle istituzioni preposte a dar seguito a quanto sopra, ha di fatto creato un vulnus incolmabile. Per quanto ancora vorremo continuare nell’opera emergenziale? Mancando di fatto una seria programmazione faunistico – ambientale, che non può continuare ad essere gestita dal 15 giugno al 15 settembre con mere attività di protezione civile, che per quanto lodevoli ed apprezzabili, rientrano nel novero emergenziale, avendo in questa regione ed in questa provincia mortificato le attività di vigilanza faunistico – ambientale (venatoria), uniche risorse deputate alla vigilanza preventiva”.
“In sintesi – concludono – non si può restare meri osservatori di un incendio, senza di fatto aver compiuto tutte quelle azioni propedeutiche che le leggi, e soprattutto il buon senso, dettano. Dal canto nostro, pur avendo manifestato la nostra disponibilità al comune di Gravina in Puglia per la tutela del bosco di che trattasi in tempi non sospetti, senza ricevere riscontro alcuno, siamo e saremo sempre disponibili al dialogo costruttivo per la tutela del patrimonio floro – boschivo, affinchè azioni scellerate come queste non si possano più perpetrare, ma alla stessa stregua occorre una seria inversione di tendenza e soprattutto il ripristino delle funzioni di vigilanza da parte della Regione Puglia, al fine di mitigare gli svariati danni che si stanno consumando a danno della fauna autoctona e alloctona, oltre che la distruzione di un patrimonio naturalistico secolare. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma senz’altro mitigherà azioni sconsiderate a danno dell’ambiente e della fauna.
Avendo appreso dagli organi di stampa, oltre la tragica morte del Volontario impegnato nell’evento calamitoso, alla cui famiglia esprimiamo il nostro cordoglio, anche le indagini in corso per risalire agli autori, oltre la probabilità che non siano state rispettate tutte le prescrizioni che la normativa nazionale e regionale impongono per la salvaguardia delle aree boscate, questo “appesantisce” sempre più la colpa di chi doveva adempiere e non ha adempiuto”.