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Covid, da febbraio quasi 99 deceduti su 100 non avevano completato il ciclo vaccinale

Pubblicato da: redazione | Mar, 27 Luglio 2021 - 15:30

Secondo un approfondimento inserito nel report periodico sui decessi da Covid19 stilato dall’Istituto Superiore di Sanità, quasi 99 persone decedute su 100, dallo scorso febbraio ad oggi, non avevano terminato il ciclo vaccinale.  Fra la minoranza di quelli che lo avevano completato, invece, si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media.

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Fino al 21 luglio la percentuale dei decessi di persone che avevano contratto il Coronavirus e avevano già completato il ciclo vaccinale è stata pari all’1,2% (423 casi) di tutti i decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti dallo scorso 1 febbraio (in totale 35.776 decessi): una data, questa, scelta come indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall’inizio della campagna. L’analisi è stata basata su un campione di 70 cartelle cliniche dei 423 decessi Covid positivi vaccinati avvenuti fino al 21 luglio (percentuale del 16.5%). Rispetto alla totalità dei decessi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche, nel campione dei deceduti con “ciclo vaccinale completo” l’età media risulta decisamente elevata (88.6 anni contro gli 80 anni). Inoltre, il numero medio di patologie osservate in questo gruppo di decessi è di 5, molto più elevato rispetto ai decessi della popolazione generale.

Dopo l’insufficienza respiratoria acuta, le sovrainfezioni sono le complicanze maggiormente diffuse nelle persone decedute con ciclo vaccinale completo. Terapia antibiotica e steroidea sono le terapie più utilizzate su questi pazienti. “I risultati qui presentati – conclude il report – possono avere due possibili spiegazioni. In primis, i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da Coronavirus e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati. In secundis, questo risultato può essere spiegato dal fatto che è stata data priorità per la vaccinazione alle persone più anziane e vulnerabili e che quindi questa rappresenta la popolazione con maggiore prevalenza di vaccinazione a ciclo completo alla data in cui è stata eseguita questa valutazione”.

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