Fatture false e omissione del versamento dell’Iva per un’evasione di imposte complessiva di oltre 4,5 milioni di euro. Queste le accuse alla base del sequestro preventivo eseguito questa mattina dalla Guardia di Finanza di Bari nei confronti delle disponibilità finanziarie di una società per azioni con sede a Canosa di Puglia e operante nel settore della confezione di camicie e t-shirt. Eseguito, per equivalente, anche il sequestro preventivo dei beni dell’amministratore della stessa impresa. Quest’ultimo è indagato per aver utilizzato nelle dichiarazioni presentate al Fisco, ai fini dell’Imposta sul Valore Aggiunto, per le annualità dal 2014 al 2019, fatture relative ad operazioni inesistenti emesse da tre società (con sedi, una a Trani e le altre due a Prato, operanti nel settore del commercio all’ingrosso di camicie, intimo, maglieria e articoli in pelle) gestite da soggetti di nazionalità cinese, anch’esse colpite dal provvedimento di sequestro.
All’esito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani – avviate a seguito di una verifica fiscale effettuata nei confronti della società – il Nucleo PEF di Bari ha accertato che le tre imprese con sede a Trani e Prato sono state utilizzate dagli indagati quali mere “cartiere”, ovvero quali soggetti interposti tra l’esportatore estero cinese e il “cliente finale”. Ciò al fine di imputare alle tre società con sede a Trani e Prato il debito d’imposta relativo all’I.V.A. che è rimasto sistematicamente inadempiuto, consentendo alla S.p.a. di Canosa di Puglia di fruire di una indebita detrazione di imposta sul valore aggiunto.
La capillare attività di indagine della Guardia di Finanza ha, dunque, consentito di porre in luce una tipica “frode carosello”, posta in essere dagli indagati avvalendosi di imprese di fatto non operative, interposte al fine di consentire al cliente finale di conseguire un indebito vantaggio fiscale. Complessivamente, sono 4 gli imprenditori indagati dalla Procura della Repubblica di Trani per le fattispecie di reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento dell’I.V.A. Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti nel corso dell’attività d’indagine, l’Autorità giudiziaria competente – in virtù della normativa che prevede la possibilità di applicazione anche della “confisca per equivalente” – ha avanzato una richiesta di sequestro, al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dall’evasione realizzata dagli indagati.
In più, per la prima volta in Puglia e tra le prime volte in Italia, è stata richiesta l’applicazione dello speciale regime di responsabilità amministrativa degli enti, disciplinato dal d.lgs. n. 231/2001, che contempla un peculiare modello di confisca, anche per equivalente, nei confronti delle persone giuridiche nel cui interesse o vantaggio i “reati presupposto”, tassativamente indicati dal Legislatore, vengono consumati. In particolare, tale istituto ha consentito di richiedere anche il sequestro dei beni della società canosina che ha tratto profitto dall’utilizzo delle fatture per operazioni inesistenti. Il G.I.P. ha quindi emesso un decreto di sequestro preventivo delle liquidità finanziarie e dei beni nella disponibilità delle società coinvolte e dei loro amministratori fino alla concorrenza dell’importo di circa 4,5 milioni di euro, che è stato posto in esecuzione dalle Fiamme Gialle baresi.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio economico-finanziario esercitato dal Nucleo PEF di Bari, in stretta sinergia anche con la Procura della Repubblica di Trani, per la repressione del grave fenomeno dell’evasione fiscale, a tutela dei cittadini e degli imprenditori rispettosi delle regole, al fine di assicurare l’equità sociale quale condizione fondamentale del benessere della collettività.