“Io italiana, lui portoghese, l’unica lingua con cui possiamo comunicare è l’inglese. Ma tra le tante cose che ci accomunano, la vena artistica è sicuramente al primo posto”. A parlare è Sara, una ragazzina di soli 14 anni di Bari che, 8 mesi fa, nel pieno della pandemia mondiale, si è trasferita a Francoforte, in Germania, con la sua mamma. È lì che ha conosciuto i suoi nuovi compagni di classe, con il viso coperto dalla mascherina, senza possibilità di alcun contatto fisico, ma imparando a voler bene a quella nuova classe tramite i sorrisi manifestati con la sola espressione degli occhi.
“Nonostante ciò, in tutta questa anormalità, mi sono sempre ritenuta fortunata rispetto ai miei ex compagni di classe che, a Bari, per mesi non hanno potuto nemmeno frequentare le scuole e hanno dovuto seguire le lezioni da casa, in pigiama” racconta. E proprio da questa esperienza di malinconica privazione e di nostalgia, Sara ha tratto l’ispirazione per le sue piccole opere d’arte. Ha scelto, infatti, di realizzare piccole riproduzioni di sé stessa e di uno dei suoi più cari amici, per fissare nel tempo le espressioni del volto, degli occhi e i sorrisi nascosti dalle mascherine, nonostante il periodo storico così anomalo, così triste.
Piccole statue in rappresentanza di un’amicizia che supera i confini geografici e le difficoltà dovute alla diversa lingua e alla diversa cultura. Ma soprattutto, piccole statue che, da Francoforte a Bari, uniscono attraverso l’arte la voglia di vivere di nuovo la socialità a lungo mancata.
“La nostra amicizia è iniziata con lo scambio di piccoli doni: io con i miei disegni e lui con le sue poesie – racconta ancora Sara – È da questo splendido legame che nasce una bella collaborazione: la pubblicazione di un suo libro contenente 100 poesie che vede in copertina due miei disegni. In mezzo al mare di versi delle sue opere i miei preferiti sono tratti dalla poesia “Hearth – warming”, cioè riscaldamento del cuore” – spiega, ancora, Sara, che racconta di non vedere l’ora di tornare in vacanza a Bari per ritrovare i compagni di classe salutati più di un anno fa. “Voglio creare una nuova opera per celebrare, con loro, la fine della pandemia”, conclude.