Si muovono lentamente nel mare di Puglia, sono tante e non è difficile vederle. La loro grande corazza e quell’aria un po’ sorniona, le rendono tra gli animali più amati, soprattutto dai piccoli. E ieri, nella giornata dedicata ai mari di Puglia, Legambiente ha presentato la nuova iniziativa “Lidi amici delle tartarughe marine” che ha lo scopo di coinvolgere attivamente stabilimenti balneari, alberghi, villaggi e campeggi nella segnalazione di eventuali nidi di tartarughe marine. In modo da ridurre, nel periodo della deposizione delle uova e della successiva schiusa, inquinamenti acustici e luminosi che possono mettere a rischio la nidificazione e la nascita delle tartarughine. Legambiente Puglia, per l’occasione, sta stipulando un protocollo di intesa con i Sindacati balneari per diffondere l’iniziativa sul territorio. Un modo quindi per sensibilizzare gli utenti alla presenza e al rispetto di questi animali acquatici molto diffusi nella nostra zona.
“La deposizione delle uova – spiega il responsabile del Centro di recupero Wwf di Molfetta, Pasquale Salvemini – avviene tra fine maggio e metà settembre. Le aree di maggiore presenza di nidi sono il Salento e il Tarantino. Le tartarughe – spiega ancora – un po’ come le rondini si muovono sempre negli stessi luoghi”.
Non mancano naturalmente le eccezioni: lo scorso anno i volontari del Wwf hanno recuperato uova abbandonate da una tartaruga sulla spiaggia di Campomarino: evidentemente ha avuto paura di qualcosa ed è scappata via. “Questo accade perché precisa Salvemini – c’è bisogno di un contesto sereno per la deposizione delle uova”. Difficile la nidificazione sulla costa barese perché è atrofizzata e ci sono poche aree sabbiose.
E’ il Golfo di Manfredonia l’area dove ci sono più tartarughe. Dalle piccole a quelle adulte. “Lo sappiamo per certo – racconta – perché da fine settembre ad aprile, quindi da autunno a primavera, quando l’acqua è più fredda, le tartarughe si riposano e spesso finiscono nelle reti dei pescatori che in quel periodo restano sotto costa. Nel periodo estivo, invece, i pescherecci si spingono a 30-40 miglia dalla costa ed è difficile che le incontrino.
E’ cresciuta anche la sensibilità verso queste antiche creature: “Un tempo quando i pescatori le trovavano le mangiavano a bordo o le vendevano. Oggi – conclude – nella maggior parte dei casi ci aiutano a salvarle”. (foto wwf Molfetta)