“Maria Colangiuli aveva 70 anni quando il 7 giugno del 2000, esattamente 21 anni fa, fu uccisa dopo essere stata ferita da un proiettile vagante, uno dei tanti esplosi da membri di clan rivali di questo quartiere”. A ricordare questo tragico evento è Nicola Schingaro, presidente del Municipio 3, con un post pubblicato sui social dopo la commemorazione tenutasi questa mattina, alla presenza dell’assessore Vito Lacoppola, insieme a Libera Contro le Mafie, al suo referente Angelo Cassano e ai familiari di Maria, onorata come vittima innocente di mafia del quartiere San Paolo e della città.
La donna, ha ricordato Schingaro “è stata ed è un’altra vittima innocente delle guerre di mafia che lungo tutto il ventennio, dagli anni ‘80 al 2000, hanno tormentato pesantemente la vita quotidiana del quartiere San Paolo”. Maria, si trovava sul balcone della propria abitazione al terzo piano dell’edificio di case popolari dove si è tenuta la commemorazione. Era nel suo cucinino, “intenta a preparare la cena per la sua famiglia quando quel proiettile passò attraverso le finestre aperte della veranda colpendola al fianco e ledendole gli organi vitali. E così, trasportata all’ospedale San Paolo, morì pochi minuti dopo il ricovero” – ha scritto ancora Schingaro . Si tratta, di “un’altra vita strappata al mondo e ai cari che ancora vivono nel dolore perché l’hanno perduta”. Nel Barese, ma non solo, sono diversi gli episodi simili che hanno visto molte viste spezzate, tra queste anche quelle di giovani.
“In particolar modo, alla fine di quel ventennio, tali guerre in realtà coinvolgevano tutta la città – evidenzia il presidente del Municipio – trascinandola impietosamente dentro una grande lotta senza quartiere per il predominio ed il controllo nei traffici di stupefacenti, soprattutto delle grandi partite di droga in arrivo dai Balcani. Come spesso è accaduto alle vittime innocenti di mafia, anche Maria Colangiuli fu uccisa per sbaglio, perché semplicemente si trovava nel luogo sbagliato, malgrado paradossalmente fosse il balcone della sua casa, al momento sbagliato. Fino ad oggi, Maria Colangiuli non è stata mai celebrata come vittima innocente di mafia – prosegue Schingaro – dalla mia, però, posso confessare candidamente che in quegli anni questo assassinio così ingiusto toccò profondamente la mia vita, quando ero un semplice ragazzo di questo quartiere” – ha sottolineato ricordando che questo evento lo colpì a tal punto da dedicare un trafiletto, nel libro “Perché non sono un delinquente”, pubblicato nel 2016, proprio a lei.
“Da allora, la mia vita non fu più la stessa perché in fondo Maria avrebbe potuto essere mia madre e la madre di tanti di noi – ha raccontato ancora nel post – così, insieme ad altre tragedie di questo tipo avvenute in questo quartiere e nel resto della città, anche l’uccisione di Maria ci porta con forza a scegliere di ribellarci, di non voltare la faccia dall’altra parte, di denunciare sempre e comunque i responsabili di simili violenze e soprusi, al fine di togliere terreno al potere mafioso e alle sue logiche con la testimonianza personale di ciascuno di noi. Con i consiglieri Magrone, Franco e Carli a rappresentarlo, il #Municipio3Bari ha testimoniato il proprio impegno di ricordare il 7 giugno di ogni anno ciò che è accaduto e di lottare per fare in modo che non accada mai più” – ha concluso.
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