“Nei primi quattro mesi del 2021 in Puglia sono stati attivati 6.726 rapporti di lavoro dipendenti, al netto delle cessazioni, a fronte del saldo negativo di 19.839 unità registrato nello stesso periodo dello scorso anno”. A parlare è Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, a seguito della pubblicazione dei dati da parte del ministero del Lavoro e della nota redatta insieme alla Banca d’Italia sulla situazione del mercato del lavoro in Italia.
Si tratta, secondo il referente sindacale pugliese, si segnali di ripresa ancora deboli in quanto, se rapportati all’anno 2019 – e dunque prima della pandemia – tra gennaio e aprile erano state ben 45.692 le assunzioni. “E in questo scenario sembra che il principale interesse delle imprese sia quello di licenziare, osteggiando la proroga al blocco prima indicata dal Governo e poi ritirata”, prosegue Gesmundo.
“Perché rinunciare alle risorse pubbliche a disposizione per allontanare la scure dei licenziamenti? – si chiede il segretario della Cgil pugliese – Siamo alla vigilia di una stagione di riforme e di ingenti finanziamenti legati al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e alla programmazione dei fondi strutturali. Vorremmo discutere con tutti gli attori pubblici di innovazione, di ricerca, di infrastrutture e reti per rendere più competitivo e attrattivo il nostro territorio – aggiunge Gesmundo – Se come sembra e si spera, stiamo superando la pandemia anche grazie alla campagna vaccinale, diamo tempo ai mercati di assestarsi, di capire l’evoluzione di questi mesi. Perché questa fretta di licenziare?”.
Secondo il sindacato la soluzione è impedire a chi licenzia di poter contare sul sostegno di risorse pubbliche per sostituire quei lavoratori con altri, ricorrendo a contratti maggiormente precari. “Si accompagnino le imprese nelle ristrutturazioni produttive se necessario, investendo sulla formazione della forza lavoro, qualificando le produzioni, posizionandosi in catene di valore. C’è da spendere bene e in modo strategico le risorse che arriveranno sul territorio tramite Pnrr e fondi strutturali, magari evitando che si deregolamentino come nelle intenzioni gli appalti favorendo economie illegali”.
Forte in tal senso l’allarme lanciato dalla Cgil Puglia: “In Puglia dal 1991 sono stati 21 i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. La nostra è anche la regione seconda in Italia per intimidazioni a pubblici amministratori, 71 casi nel 2019. Di fronte a questo scenario come non essere preoccupati per la qualità della spesa, considerata la presenza criminale nella nostra regione, che ha saputo investire nei circuiti illegali e che scarica i massimi ribassi su salari e sicurezza”. E, in effetti, i dati relativo alla povertà in Puglia vedono i giovani fino a 35 anni come fascia più colpita: “Dicono che serve investire sul lavoro, usare tutte le risorse per sostenere sviluppo dentro cornici di legalità e buona occupazione – prosegue Gesmundo – Affrontando temi non rinviabili come la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la transizione energetica e invece la rappresentanza delle imprese si attarda a discutere di licenziamenti. Questo per noi non è comprensibile e ci opporremo se necessario anche con la mobilitazione”, conclude il segretario generale della Cgil Puglia.