Un ambulatorio dedicato alla cardiologia di genere per visite, esami, ma anche per scoprire eventuali patologie cardiovascolari in soggetti con fattori di rischio e fornire consigli utili su corretti stili di vita, attività fisica e dieta. Si tratta del “Progetto Donna”, una sperimentazione attuata nell’Ambulatorio di Cardiologia del Presidio Territoriale di Assistenza di Triggiano, prima attraverso la partecipazione vittoriosa al concorso nazionale “La Prevenzione Cardiovascolare sCORRE in Italia” e, recentemente, con l’approdo all’Open Week della Fondazione Onda in collaborazione con l’Ospedale San Paolo di Bari, con l’obiettivo di dare una risposta in termini di prevenzione e di informazione alle richieste provenienti dal territorio.
Niente fumo da tabacco, costante esercizio fisico e una sana alimentazione. E periodicamente un controllo cardiologico, dalla semplice misurazione della pressione arteriosa sino alla visita specialistica: “Per arrivare al cuore delle donne – ha spiegato la cardiologa Adele Lillo – la prevenzione deve passare prima dalla testa, ossia dalla consapevolezza dei rischi e dalla volontà di adottare una strategia vincente”. E’ con questo spirito che ha preso il via il progetto. La prevenzione, va specificato, fa bene alla salute di tutti, ma quando si tratta di patologie del cuore è, come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità rispetto all’influenza delle “differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona”, anche una “questione di genere”. Si tratta inoltre di un aspetto che mira alla promozione promozione della salute, poiché intervenire preventivamente può avere importanti riflessi sulla qualità della vita.
Le malattie cardiovascolari – si legge nel progetto redatto in collaborazione con l’epidemiologa dr.ssa Maria Teresa Balducci – sono la principale causa di morte nelle donne italiane: 43,8% dei decessi circa. La cardiopatia ischemica è la principale causa di morte cardiovascolare nelle donne al di sotto dei 75 anni. E ancora: le donne colpite da infarto miocardico acuto hanno maggiore mortalità, pur in presenza di una maggiore prevalenza di malattia coronarica lieve, e ricevono un minor numero di coronarografie, beta-bloccanti e statine, e questo spesso in relazione alla sottostima dei sintomi riportati dalle pazienti quando accedono al Pronto Soccorso, dove frequentemente essi sono imputati ad uno stato ansioso reattivo. “La patologia cardiovascolare – sottolinea la dr.ssa Lillo, responsabile del “Progetto Donna” – ha un’origine multifattoriale, pertanto è necessario effettuare una valutazione del rischio globale. Nella donna classificazione e stratificazione del rischio cardio e cerebro-vascolare devono tener conto dei fattori di rischio “tradizionali”, dall’ipertensione arteriosa all’ipercolesterolemia, dal diabete al fumo di tabacco, sovrappeso/obesità, sedentarietà ed errate abitudini alimentari, ma anche di variabili emergenti ed esclusive del genere femminile, come problemi di salute gestazionale o ginecologica e menopausa, in particolare la sindrome dell’ovaio policistico, l’ipertensione gravidica, diabete gestazionale, nonché terapie per cancro alla mammella, stato ansioso-depressivo e parti prematuri. Nella donna – sottolinea ancora la cardiologa – è necessaria un’efficace strategia di prevenzione primaria volta a ridurre i fattori di rischio, in primis obesità e sedentarietà ed incentivare l’astensione dal fumo. La correzione dello stile di vita, mediante l’introduzione di dieta sana ed equilibrata ed un esercizio fisico moderato e costante, rappresenta dunque il cardine della strategia preventiva ed è parte integrante del “Progetto Donna” assieme alla valutazione clinica” – ha concluso.
Un percorso “guidato” e rafforzato con la creazione, all’interno dell’Ambulatorio di Cardiologia, dell’agenda dedicata alla prevenzione delle complicanze cardiovascolari nella donna. In particolare, nelle 3 fasi fondamentali della vita: giovani adulte (35-56 anni) con almeno 3 fattori di rischio non in trattamento farmacologico, gravide con insorgenza di ipertensione gravidica, donne in menopausa (da 50 anni in poi) in terapia anti-ipertensiva. Un campo d’azione molto vasto e già con risultati incoraggianti: «A settembre – ricorda la dr.ssa Lillo –, grazie all’impegno della direttrice del Distretto dr.ssa Angela Maria Di Tolve, l’attività è potuta ripartire in sicurezza e, in pochi mesi, abbiamo valutato 350 donne, inserendole in un percorso che prevede la visita specialistica e l’elettrocardiogramma o, se indicato, l’ecocardiogramma, con ulteriori approfondimenti diagnostici in caso di necessità».
Per accedere al “Progetto Donna”, in modo gratuito e aperto a tutte le donne del territorio provinciale di Bari, è necessario prenotarsi attraverso il CUP (servizi online Portale della Salute, App Puglia Salute, oppure in farmacia), su indicazione del medico di medicina generale o del ginecologo. L’ambulatorio di screening è attivo ogni mercoledì, per prime visite e controlli successivi.