Due vittime nel giro di poche ore. E’ il bilancio drammatico dell’ultimo weekend barese che ha visto perdere la vita sulla stessa strada, in due corsie diverse, prima un 36enne a bordo della sua moto, poi un bambino di appena 8 anni, in macchina con la sua mamma e il suo fratellino. Siamo a Palese, sulla statale 16, in un punto ben lontano da quello considerato tra i più critici, ovvero i famosi “curvoni”, tante volte sotto i riflettori perché, come raccontano i cittadini “basta anche una pioggerellina per scatenare l’inferno”. La statale 16, in particolare nel tratto barese, secondo l’elenco delle “Strade killer” stilato dall’Anas, è in assoluto la strada più pericolosa di Puglia, quella in cui si concentra il maggior numero di incidenti ogni anno.
Quel punto in cui hanno perso la vita, sabato scorso, due cittadini baresi, appartiene ad un tratto che, di fatto, così come tutto il resto del tracciato, secondo i residenti “E’ stato costruito male”. La Tangenziale di Bari, va specificato, costituisce un asse di scorrimento principale. Si tratta di una strada fondamentale per i cittadini, è infatti una delle più trafficate: percorrendola si può arrivare da una parte al centro di Bari in meno di 10 minuti, dall’altra all’Aeroporto, ma anche a Giovinazzo e Molfetta, ma non solo. Lungo quel tratto, come avevamo già raccontato diversi anni fa, non mancano le insidie, a partire dai curvoni dove nel 2018 erano stati cambiati i limiti di velocità con un massimo imposto a 60 chilometri orari, fino ad arrivare al tratto in cui, da tre, le corsie diventano due. E’ proprio nei pressi di quel cambio di assetto, costruito tra il 1990 e il 1995, che, sabato scorso, si è consumata la tragedia. Sia nella corsia di andata, sia nella corsia di ritorno, la carreggiata si restringe troppo in fretta, lasciando spazio a curve che hanno bisogno di molta immaginazione e scaltrezza per essere affrontate in sicurezza.
Dalla parte in cui viaggiava il motociclista, in particolare, i dissuasori per i rumori che delimitano la corsia principale dalla zona della complanare abitata, stando a quanto scrivono i cittadini “appaiono quasi all’improvviso. Basta una minima distrazione o l’asfalto un poco bagnato per perdere il controllo del mezzo” – specificano. Dall’altra parte, dove si era creata una fila non indifferente di auto con cittadini “incuriositi” da quello che accadeva nell’altra corsia, la situazione è la stessa. Di fatto, il traffico intenso a cui spesso la zona è soggetta, crea rallentamenti che, in alcuni casi, come quello di sabato scorso, con le linee della carreggiata che si definiscono volta per volta e, come sottolineano i cittadini “non sono chiare e non dettano il tracciato, rendendo minima la visuale”, possono essere fatali. Sono troppe infatti le vittime che si contano negli anni sul tracciato in questione. Basta ricordare il 33enne barese, morto in moto finendo contro un guardrail sui curvoni, la cui famiglia è stata risarcita dopo 12 anni perché “quel guardrail non era sicuro”, ma anche i due anziani che lo scorso aprile sono finiti contromano sul tratto tra Brindisi e Bari, all’altezza di Fasano. Per questo incidente, in particolare, c’è addirittura un esposto in Procura da parte di Avvocatideiconsumatori, contro gli incroci a raso sulla strada e la mancanza di segnaletica, che fa riferimento, nello specifico, alle rampe di accesso contromano. Un altro incidente importante da ricordare, in seguito al quale ci fu moltissimo scalpore, fu anche il maxi tamponamento avvenuto nel 2002, nei pressi dell’uscita per l’aeroporto di Bari. In quel caso le vittime furono 5, tra queste anche 2 giovani ragazze spagnole in Erasmus a Bari. Da allora si sono susseguite una serie di indagini che hanno portato poi a constatare le criticità della statale, tra cui, tra le altre cose, anche l’assenza di piazzole di sosta.
A prova della pericolosità della tangenziale ci sono i moltissimi fiori e le tante targhe lasciate da amici e parenti che si susseguono lungo il percorso, con le cronache cittadine che raccontano, ancora oggi, di incidenti mortali e non, che continuano ad avvenire periodicamente nonostante le diverse segnalazioni, soprattutto sugli oltre 29 chilometri (di cui gran parte a 3 corsie, con 24 svincoli a raso), che vanno da Bari Torre a Mare sino a Bari Santo Spirito, per poi proseguire oltre. E’ un tracciato, quello in questione, su cui transitano oltre 80mila veicoli, aumentati notevolmente nel corso degli anni, in cui, va specificato i limiti imposti, non sempre vengono rispettati. Vanno da un minimo di 60 – 50 sul tratto abitato di Torre a Mare – fino ad un massimo di 90, ma in molti segnalano che spesso i veicoli “sfrecciano ad altissima velocità”. Nel triennio compreso tra il 2017 e il 2019, stando ai dati estrapolati dal rapporto elaborato dall’Automobile Club d’Italia, sono stati 10.776 gli incidenti stradali avvenuti nella provincia di Bari, di questi 1.739 causati dall’elevata velocità. Tra le strade particolarmente coinvolte negli avvenimenti c’è proprio, come già detto, la statale 16 Adriatica dove, nello specifico, tra Molfetta e Monopoli, si è verificato il maggior numero di sinistri, anche mortali.
Ad aggravare la situazione non mancano le problematiche all’asfalto che, nonostante i lavori effettuati anche recentemente (gli ultimi per esempio lo scorso aprile, proprio sui curvoni), su alcuni tratti presentano ancora le stesse problematiche di almeno dieci anni fa con dislivelli e buche. “Abito a Palese, sabato ho vissuto momenti di angoscia quando ho sentito le ambulanze – ha commentato una cittadina a monte del post di cordoglio del Sindaco di Bari, Antonio Decaro – ho capito subito che qualcosa di grave era successo, abbiamo avuto la conferma dell’ennesimo incidente stradale. Vorrei conoscere l’ingegnere che si è inventato quelle curve cieche, bisogna prendere coscienza del fatto che la Statale 16 è pericolosissima. Piangiamo molte vite spezzate, ma dobbiamo fare in modo che quella strada non faccia altre vittime” – ha concluso. Alle sue parole fanno eco quelle di tanti altri, intervenuti per sottolineare la pericolosità di quel tratto di strada su cui in molti hanno perso la vita.
“Non credo né al caso, né alla fatalità – commenta un altro cittadino – il tratto che va da Bari al San Paolo fino ad arrivare a Santo Spirito è concepito in modo criminale. Ci sono avvallamenti enormi, con curve da pista di collaudo e inserimenti non a norma che sembrano da terzo mondo. A questo si aggiungano i controlli volti solo a fare cassa con tir e autobus che spesso doppiano i limiti. Non esiste il caso, ma solo l’imperizia e l’incuria – ha concluso. “Le mie personali maledizioni a tutti i responsabili, passati, presenti e futuri, di quella strada, nessuno escluso – ha commentato un altro, senza nascondere la rabbia per molte tragedie che potevano essere evitate. A Questo commento si aggiunge infine quello di una donna che sottolinea anche l’incoscienza di molti autisti che corrono ignorando i limiti. “Prima si andava più lenti, oggi si corre. Quella strada, quelle curve, sono nate male e sono pericolose, ma fatto ancora più grave, nessuno fa nulla” – ha concluso sottolineando la necessità di agire prima che quella “strada killer” causi altre vittime.