“La retorica con cui, da Nord a Sud del paese e non da ultimo anche in Puglia, si accusano i giovani di non aver voglia di lavorare perché le imprese della filiera turistica non trovano personale, che addirittura tutto questo sarebbe addebitabile al Reddito di cittadinanza, è davvero insostenibile. La verità è che nel turismo prevalgono lavoro nero, grigio, sottosalario, così come in altri comparti”. Sono le parole del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, intervenuto sulla questione della mancanza del personale nel settore turismo.
“Ora basta, questo sfruttamento deve finire, altro che lamentele. Non è così che si può qualificare un settore fondamentale per l’economia e che dopo le sofferenze legate alle chiusure imposte dall’emergenza sanitaria ha bisogno di rilanciarsi, puntando sulla qualità dei servizi e quindi del lavoro” – ha proseguito il segretario , ricordando inoltre come si tratti di un settore che “nella nostra regione in tutta la scorsa pianificazione dei fondi comunitari ha ricevuto oltre 75 milioni di euro di finanziamenti pubblici, mentre il triplo ne ha spesi la Regione per promozione, eventi culturali, tutela degli ambienti naturali”.
Secondo Gesmundo, in particolare, guardando i numeri emergono diverse contraddizioni. A fare eco alle sue preoccupazioni ci sono anche quelle della segretaria generale della Filcams Puglia, Barbara Neglia. “In una recente inchiesta sul turismo del portale Senza Filtro, notizie dentro il lavoro – ha commentato Neglia – si parla di 52mila imprese della filiera turistica che occupano 135mila unità. Solo di posti letto sono censiti oltre 280mila, se poi sommiamo ristoranti e altri servizi, si comprende che la media di 2,5 occupati per struttura non è credibile e nasconde una fetta di sommerso enorme. Come certificato dal report dell’Ispettorato nazionale del lavoro del 2020: sulle 892 attività di servizi alloggio e ristorazione, il 76 per cento è risultata non in regola, e su 1100 lavoratori interessati dai controlli, il 40 per cento era in nero” – ha concluso riportando le parole del report.
“Intendiamo rilanciare la campagna Ok Lavoro, pensata insieme al Dipartimento Politiche Giovanili e alla Filcams, un bollino etico concesso alle imprese che auto dichiarano l’applicazione dei contratti e di tutte le norme di sicurezza e previdenziali – ha affermato Gesmundo – una sfida al sistema delle imprese del turismo, a quelle che operano nel rispetto delle regole e sono colpite da forme di dumping che spinge sulla compressione dei diritti e salari”. Un assurdo, ha aggiunto Neglia, “per un settore dove le professionalità sono elemento di soddisfazione fondamentale nella percezione del turista sulla qualità dei servizi e della vacanza. Non è con improvvisazione, turni massacranti ben oltre le ore da contratto, mancato rispetto dei riposi, non corretto inquadramento, che possiamo qualificare un settore che impatta per 6,5 miliardi sui consumi finali e sviluppa 9 miliardi di valore aggiunto, circa il 13,6% del totale”.
“Offrano retribuzioni e contratti regolari, gli imprenditori, perché forse la scarsa risposta alla loro domanda è legata alle condizioni di lavoro – ha concluso infine Gesmundo – altro che Reddito di cittadinanza, che per i minori di 25 anni interessa appena il 3 per cento nel Paese. Se le imprese hanno voglia di intervenire seriamente troveranno la Cgil pronta a sottoscrivere patti e accordi, per sostenere la programmazione in un settore strategico a partire però dalla buona occupazione. Al tavolo che si insedia alla Regione sul turismo potremmo cominciare proprio dalla buona occupazione”.