Sono oltre 842 mila, di cui il 35% vive solo, gli anziani in Puglia. Di questi, oltre 220 mila, ovvero il 27%, accusa un deficit funzionale. Sono i numeri presentati da Spi Cgil Puglia, il sindacato pensionati, che oggi ha organizzato un incontro dal titolo “Si vive di più e questo è un bene. Ma vivere a casa è meglio”. Obiettivo, sollecitare la Regione, i Comuni, le Arca a “mettere in campo nuove politiche per l’abitare degli anziani e per una diversa idea di vecchiaia” e porterà questi temi “alla discussione nelle città e nei quartieri, indagando sui bisogni che nello specifico emergeranno”.
“L’allungamento dell’età è un bene di cui la società deve essere orgogliosa – commentano da Spi Cgil Puglia – però bisogna fare in modo che il livello di autonomia venga preservato, creando le condizioni perché la casa diventi un luogo sicuro e confortevole, dove si possa vivere di più e meglio e non luogo di solitudine, specie per chi ha ridotte capacità fisiche e non ha più nessuno. Non sempre le famiglie possono prendersi cura di loro: per questioni di reddito e/o perché i figli vanno via. Ma ci sono anche anziani in buona salute ai quali bisogna garantire la possibilità di continuare a vivere in maniera attiva”.
In Puglia, va specificato, gli anziani che usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare integrata sono il 2,3% e l’8,3 di colore che presentano limiti funzionali, il restante 91,7% si affida alle cure di familiari o assistenti privati. Il 15% degli ultra 65enni percepisce indennità di accompagnamento. Secondo l’ultimo censimento, 632.371 anziani vivono in case di proprietà e in 154.246 abitazioni vive un anziano da solo: dal 2001 la percentuale è cresciuta del 5,7%. Quelli che vivono in coppia sono 189.284. Il 16,8 % delle abitazioni in cui vive un anziano risulta costruito prima del 1946 e il 15,7% dal 1946 al 1961 (il grado di vetustà più alto si registra nelle province di Bari e Foggia). Il 52,2% delle abitazioni, che risultano intestate a un anziano e ubicate in stabili con più di due piani, non ha ascensore. A Foggia la percentuale sale invece al 62%.