“La situazione da marzo dell’anno scorso si è ribaltata, prima c’era un senso di paura spettrale, ora incontriamo ogni giorno insolenza”. A raccontarlo, senza nascondere i propri timori, è Saverio (nome di fantasia – preferisce l’anonimato), un’autista dell’Amtab che sin dal primo giorno di lockdown non ha mai smesso di prestare servizio accompagnando i cittadini baresi anche nei momenti in cui la città era invasa dal silenzio assordante dettato dai primordi dell’emergenza sanitaria. Dalla città deserta alle strade che, gradualmente, sono tornate a riempirsi di gente, così come anche i bus sui quali, ha sottolineato Saverio “è tornata anche l’assenza del rispetto delle regole”.
Dai cittadini che non indossano correttamente la mascherina a quelli che superano, nonostante i diversi avvisi, i tornelli e le catenelle posizionate per mettere in sicurezza gli autisti, ma non solo. Anche pullman pieni, nonostante l’obbligo di capienza al 50% e posti a sedere alternati per mantenere le distanze, costantemente ignorati. Sono solo alcune delle problematiche denunciate da alcuni autisti nel barese che non nascondono il loro senso di solitudine per quello che inoltre, per loro è “uno schiaffo in faccia nei confronti del lavoro svolto sino ad oggi”.
“Sul bus noi siamo soli – spiega Saverio – le regole, è vero, le facciamo noi sulle nostre corse, ma dobbiamo essere spesso tante cose, anche psicologi e mediatori. Quando chiediamo ai passeggeri di sollevare la mascherina ci rispondono di farci i fatti nostri, sia gli adulti, sia i più giovani, che pensano spesso di sapere tutto. La situazione è uguale in ogni quartiere, ma la paura aumenta in quelli più isolati in cui, se ti permetti di dire qualcosa per provare a far rispettare le regole, rischi di non riuscire a gestire situazioni difficili. Con la pandemia la situazione è peggiorata, già prima le regole non venivano osservate” – spiega ancora. Ad aggravare un problema che dunque, per Saverio, ha origini ben lontane, vi è anche il fatto che, essendo soli, non si riesce a monitorare la situazione della quantità numerica applicando quella riduzione necessaria per contrastare il diffondersi del contagio, problematica che non riguarda l’atteggiamento dei cittadini, ma “l’assenza di supporto dal Comune e Regione”.
“Con la zona arancione abbiamo visto un aumento non indifferente – spiega ancora – già sabato sera c’era una grande differenza numerica. Le ultime corse erano piene, sembra di essere in zona bianca, come se la pandemia non fosse mai esistita. Siamo praticamente tornati alla normalità numerica, senza considerare che c’è ancora pericolo. Noi siamo abbandonati a noi stessi. Ci sono stati periodi in passato in cui abbiamo avuto supporto, ma anche un vigilante, magari a bordo con la sua pistola, può essere fattore di rischio. Cerchiamo di evitare disordini, ma è abbastanza difficile andare avanti e vedere continuo menefreghismo nei confronti del nostro lavoro e delle regole”. Alle sue parole fanno eco quelle di Antonio, che non ha paura, ma non nega di essere preoccupato.
“Abbiamo lavorato ogni giorno, senza mai fermarci. Le persone non ci rispettavano né prima, né adesso – ha raccontato – facciamo continue discussioni per tutto, dalla mascherina ai posti a sedere. Siamo pochi e la gente è tanta, noi siamo soli e non possiamo permetterci alla fermata di far scendere persone e dire alle altre giù in attesa che non possono salire, significherebbe fare a botte ogni giorno, hanno le loro esigenze. Fortunatamente i Nas, negli ultimi controlli effettuati non hanno trovato tracce di Covid sui nostri mezzi, un’ottima notizia che però non deve far abbassare la guardia. L’azienda tutto sommato sta rispettando tutto quello che deve fare” – ha specificato raccontando, inoltre, che l’azienda non ha mai fatto mancare dispositivi per la sicurezza, gel igienizzanti e tamponi, almeno una volta al mese.
“Ci sono stati tanti colleghi che hanno contratto il virus – ha raccontato – sapere dove lo hai preso è difficile, in molti si sono lamentati dicendo che probabilmente era stato contratto sul mezzo. E’ vero, siamo a rischio ogni giorno, lo siamo per tanti ragioni” – ha specificato ricordando l’aggressione di pochi giorni fa nei confronti di un collega – “avevano fatto tante promesse, avevano fatto tanta pubblicità sull’incremento dei mezzi con il supporto di quelli del turismo, adesso non serve a niente. Hanno messo i facilitatori sui mezzi scolastici, è stato un contentino. Purtroppo la gente spesso abusa del mezzo, lo utilizza anche per esigenze non vere. Urge un aumento delle vetture, ne abbiamo troppe in officina, ferme perché sono in giro anche fino alle 3 di notte e le strade dissestate non fanno che logorarle. Va ringiovanito il parco auto, serve inoltre riprendere nuovamente una collaborazione con la polizia municipale. In previsione dell’estate e delle riaperture, non bisogna dimenticare che i bus si riempiranno di cittadini con passeggini, ombrelloni e quant’altro. Le soluzioni servono a monte e subito” – ha sottolineato.
Intanto l’azienda si sta muovendo per richiedere che anche gli autisti Amtab siano inseriti tra le fasce comprese nella vaccinazione. “A livello nazionale hanno deciso di muoversi, finora l’azienda ci ha richiesto di dare adesione per capire chi parteciperebbe – ha specificato – si tratta solo di un’adesione in cui hanno fatto presente che la nostra categoria è stata completamente abbandonata perché al contrario degli altri abbiamo continuato a lavorare senza nessuna variazione. Stiamo provando a tutelarci con catenelle, nastro bianco e rosso e non facendo sedere i passeggeri nei primi posti avanti, ma è una caricatura, la gente passa da sotto. Non abbiamo box separati. In molti non capiscono come lavoriamo, facciamo anche più di quello che dovremmo, ma è il minimo, lo facciamo volentieri, solo non sarebbe male ricevere in cambio almeno un po’ di rispetto. Si tratta anche di senso civico” – ha concluso.