“In Puglia ci tornerei solo per le vacanze e magari per stare vicino ai miei cari. Quando ero a Bari non vedevo futuro, qui ho avuto tutto il supporto necessario per costruirmelo”. A raccontarlo è Pietro (nome di fantasia), un cittadino 30enne barese emigrato in Inghilterra. Dalla burocrazia troppo complessa alla distanza delle istituzioni, fino a passare per le difficoltà quotidiane, ma non solo. A convincere Pietro a prendere quell’aereo, ormai più di dieci anni fa, è stata anche “una mentalità chiusa” che spesso lo ha portato a soccombere. Sono solo alcune delle cose che racconta, senza alcun rimpianto, ancora convinto di aver fatto la scelta giusta, seppur non priva di sacrifici, soprattutto dopo aver visto “l’abbandono durante la pandemia”.
“Avevo tanti sogni, ma in Puglia e più precisamente a Bari non potevo realizzarli – ha commentato – qualsiasi cosa diventava complicata, dai problemi più piccoli a quelli più grandi. Tante volte nessuno sapeva dirmi cosa fare, c’era un continuo scarica barile, accade ancora oggi, quando torno per trovare la mia famiglia e mi ritrovo ad aiutare mia madre a sbrigare alcune faccende. Qui hai tutto a portata di mano e le istituzioni non ti lasciano mai solo. Sai esattamente da chi andare, quali documenti devi avere e se non hai opportunità di potercela fare da solo, ti aiutano. Tutto funziona e una volta capito che si può vivere in maniera meno complicata è difficile guardarsi indietro con rimpianto” – ha spiegato raccontando che a Bari era anche difficile poter vivere liberamente la propria sessualità, lo conferma il suo compagno, siciliano, che al telefono lo aiuta a ricordare le parole in italiano che dopo molti anni traduce a fatica, confermando di aver vissuto le stesse problematiche.
“Nemmeno tenersi per mano era possibile senza rischiare di essere picchiato in giro – ha continuato – ma non è stato questo a convincermi ad andare via. Forse più il fatto che le conseguenze potevano rendere difficile la vita ai miei. Dove vivevo io c’era una mentalità troppo chiusa ed è così ancora oggi. Non c’erano servizi, non c’era niente che potesse darmi una speranza, qui invece mi hanno accolto e mi hanno tenuto per mano. Non dico sia stato facile, ho fatto tanti lavori umili, ma ho sempre avuto l’opportunità di crescere e formarmi, con i diritti garantiti e nessuna tipologia di lavoro nero. In Puglia siamo indietro di mille anni, dovrebbero dare spazio ai giovani, sperando che quei pochi che sono rimasti abbiano ancora il coraggio e la voglia di portare avanti le cose. Qui mi sono costruito una carriera e mi hanno aiutato fornendomi tutto, da semplice supporto economico a supporto logistico. Oggi sono un imprenditore e ho un’azienda tutta mia” – ha raccontato ancora.
Anche durante la pandemia non sono mancati i supporti, spiega ancora Pietro. “Tutti quanti abbiamo avuto aiuti, ovviamente chi più, chi meno, alcuni hanno preso l’80% altri il 100%, nessuno è rimasto scoperto, persino gli artisti che hanno avuto aiuti anche a pagare gli affitti. In Puglia invece ho sentito alcuni amici che non hanno potuto avere ristori perché avendo lavorato in nero erano praticamente fantasmi e dunque non avevano diritto a niente. Non è normale. Molti miei coetanei fanno lo stesso lavoro cha facevano quando sono partito e non hanno mai avuto nessuna possibilità di crescita, hanno invece lo stesso stipendio e lavorano per sopravvivere. Non tutti falliscono, in molti ce la fanno, ma per riuscire in Puglia devi avere pazienza e devi riuscire a sottostare a tante cose. Mi manca il mare, mi mancano gli amici, mi manca la mia famiglia soprattutto e mi dispiace tanto dirlo, ma io non tornerei. Ad essere nessuno nella mia città, ho preferito essere nessuno altrove, con la differenza che qui posso esprimermi e posso lavorare dignitosamente contando sempre sul supporto delle istituzioni, che non mi lasciano mai solo” – ha concluso.
Un pensiero simile era stato condiviso qualche giorno fa sui social, con una lettera pubblicata in diversi gruppi un cui un cittadino pugliese spiegava, senza negare la propria sofferenza, quanto sia dura scegliere di andare, nonostante sia necessario, in molti casi, per potersi assicurare un futuro. “Cara Puglia, sei riuscita a far scappare tanta gente. Mi piange il cuore per te, stai perdendo i più onesti, i più sognatori, i più intelligenti, i più coraggiosi, i più lavoratori. Prima di andarsene dicono tutti che sei diventata troppo stretta, troppo sporca, troppo incivile, troppo corrotta: invivibile. Riesci a sentire il giudizio dei tuoi figli? Lo so, sarai sempre la loro mamma e le ferie trascorse da te sembreranno sempre troppo poche. Ma sai, Puglia, quando c’è di mezzo il futuro le tue “ricchezze” valgono ben poco.” – ha sottolineato.
“Sono troppo arrabbiato con te – scrive ancora il cittadino – probabilmente, tra non molto sarai data in pasto a quei quattro imprenditori mafiosi che vogliono comprarti. Eppure senza stipendio, senza diritti, senza futuro, con l’amaro in bocca, credimi, i tuoi dolci non sembrano più così tanto gustosi. Perché tu lo sai, c’è una cosa che per noi viene sempre prima di tutto: la famiglia. E quando c’è da sacrificarsi per mantenerne o costruirne una, i pugliesi sono così forti da riuscire a spezzarsi letteralmente in due: il cuore a casa, la mente e le mani altrove, sul posto di lavoro – prosegue rimarcando il concetto sottolineato anche da Pietro.
“Sappi, Puglia, che si tratterà sempre e solo di lavoro e di denaro, quel lavoro che al nord riesce a farli sentire tutti più dignitosi, più orgogliosi; quel denaro che da te circola nelle mani di troppe poche persone: quelli che non lo meritano, quelli che sfruttano, quelli che hanno ereditato, quelli che non si disperano. Come faccio a spiegarti il mio stato d’animo, Puglia? Non posso. Nessuna parola sarebbe mai in grado di spiegare che cosa si prova a veder partire e sentire, ogni volta, un pezzo di cuore in meno. Con affetto. Un altro pugliese che è scappato” – ha concluso.