La rete di promozione telematica della pace Peacelink ha inviato una lunga lettera alla Commissione europea, accompagnata da una relazione con 12 allegati tecnico-giuridici, per segnalare e documentare le criticità dello stabilimento siderurgico ex Ilva e la situazione sanitaria a Taranto. Sulla base di tali elementi, l’associazione chiede infatti alla Commissione di avviare la procedura di deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea per la violazione della Direttiva 75/2010/EU sulle emissioni industriali, andando avanti con la procedura di infrazione aperta nel 2013.
Nelle oltre 25 pagine che documentano il caso, Peacelink fa rilevare, tra le tante criticità, che i dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) dimostrano che la copertura dei parchi minerali (ultimata nel 2019) non ha fatto diminuire le polveri sottili a Taranto, che provengono dalla combustione negli impianti dell’area ghisa, e sono aumentati sensibilmente i livelli di benzene (C6H6).
“Il 16 ottobre del 2014 la Commissione europea ha inviato all’Italia il parere motivato che viene indirizzato a un paese della UE che è venuto meno ai propri obblighi di fronte al diritto europeo – spiega il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti – con questo intervento, ha quindi richiamato l’Italia al rispetto della direttiva sull’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) ma, per tutta risposta, l’Italia ha approvato proroghe pretestuose e inaccettabili che hanno avuto come effetto quello di spostare il termine dell’attuazione delle prescrizioni che oggi si apprestano a prorogare oltre il 2023″, conclude l’ambientalista.