A partire dal primo giugno, dopo una fase di sperimentazione di circa 20 giorni che vedrà coinvolta l’Italia insieme ad altri 15 paesi, sarà operativo il sistema di gestione dei nuovi certificati digitali Covid dell’Unione europea. Per la fine del mese di giugno, poi, si attende l’approvazione da parte degli Stati membri propedeutica all’entrata in vigore effettiva del pass, ma questo passaggio avverrà con un’infrastruttura tecnica già pienamente funzionante.
I certificati, sotto forma di Qrcode, saranno prodotti grazie ai dati forniti dalle autorità nazionali sulle vaccinazioni o sui test. I codici saranno protetti grazie ad un sistema di doppia chiave crittografica e saranno leggibili solo dalle autorità degli Stati membri o delle istituzioni che verranno dotati di accesso alla chiave tramite un’applicazione. Non servirà necessariamente un’app o uno smartphone: il codice potrà essere ricevuto via email o stampato. In alcuni Stati, come ad esempio la Francia, verrà integrato all’app sulla tracciabilità. Un eventuale uso del certificato per l’accesso a luoghi o eventi all’interno dei Paesi dovrà essere specificato dalle autorità nazionali.
Il sistema del certificato digitale Covid Ue permetterà la partecipazione dei Paesi terzi, che intendono accettare il sistema per permettere l’ingresso nel loro territorio. L’integrazione al sistema del pass necessiterà però della convalida di un accordo legislativo, già presente nel caso della Svizzera, ma che potrebbe richiedere tempi legali lunghi.
Intanto in Italia è stata aperta un’istruttoria dal Garante per la protezione dei dati personali per verificare la liceità del progetto locale di “certificazione verde” Covid, avviato dalla Provincia autonoma di Bolzano. L’autorità spiega che “si riserva ogni valutazione in ordine all’adozione di provvedimenti finalizzati ad imporre una limitazione provvisoria o definitiva del trattamento dei dati previsto nel progetto di certificazione verde locale, incluso il divieto di trattamento”.