Sarebbe stata la violenta rissa tra 41 detenuti avvenuta nel carcere di Bari l’11 gennaio del 2016, dopo la rottura dell’alleanza tra i clan Strisciuglio e Misceo, a rappresentare un punto di snodo cruciale nelle dinamiche associative nel territorio barese. Un episodio ricostruito nelle indagini che hanno condotto, all’ordinanza di custodia cautelare eseguita stamattina a Bari nei confronti di 99 affiliati al clan Strisciuglio.
L’inchiesta coordinata dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia) del capoluogo pugliese ha portato alla luce l’enorme potere di intimidazione e la capacità del clan di esercitare un controllo anche all’interno dello stesso carcere, nonché il fattore chiave rappresentato dalla rissa del 2016, nella quale rimasero feriti anche agenti di Polizia penitenziaria: l’episodio è stato infatti considerato in grado di rappresentare un momento di riequilibrio all’interno delle dinamiche mafiose baresi, anche in relazione agli interessi connessi alle varie attività illecite.
A partire da quel momento, infatti, secondo quanto ricostruito, sarebbe cominciata una sorta di invasione di campo da parte del gruppo criminale barese su alcuni territori della provincia, finalizzata alla “conquista” di alcune piazze di spaccio. Proprio dal carcere, si legge nell’ordinanza, i membri di vertice del clan Strisciuglio continuavano a gestire le attività illecite, ad impartire ordini e direttive, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno per tramite di familiari, ma anche utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente nelle carceri di tutto il territorio nazionale.
Nello stesso carcere di Bari, secondo quanto documentato dalle indagini e rivelato dai 21 collaboratori di giustizia, entrava anche droga, lanciata con le fionde o, in occasione delle festività natalizie, con i droni.