Ha solo dieci mesi ma è già stata la protagonista inconsapevole di una lotta per i diritti delle donne. Sua madre Ilaria, licenziata nel 2020 quando era incinta al terzo mese di gravidanza della sua prima bimba, tornerà a lavorare dalla prossima settimana e a sua figlia, spiega all’ANSA, dirà che «nessuna donna può essere trattata così».
La pensa allo stesso modo anche la segretaria della Fp Cgil Taranto, Tiziana Ronsisvalle, che ha seguito la vicenda e fornito assistenza legale a Ilaria, 31 anni, licenziata a gennaio 2020 da una cooperativa che si occupa a Manduria di assistenza integrata domiciliare a persone non autosufficienti. La lavoratrice, spiega il sindacato, era rimasta esclusa da un cambio d’appalto nel momento in cui si discuteva di un contratto-ponte che avrebbe assicurato la continuità del servizio per gli assistiti e quella lavorativa per i dipendenti. Ma l’azienda, rileva Ronsisvalle, ha preso «una decisione unilaterale».
Una decisione contro la quale, però, dopo un ricorso, si è espresso il giudice del Lavoro di Taranto, Lorenzo De Napoli, disponendo il reintegro della donna che «adesso verrà assunta con un’altra cooperativa sociale che fa parte della filiera degli appalti». A Ilaria, piuttosto che comunicarle i suoi diritti, come il periodo di maternità e il successivo ritorno al lavoro, è stato fatto sapere che sarebbe stata licenziata. «L’azienda me lo ha comunicato con una lettera – spiega Ilaria – e mi è caduto il mondo addosso: non mi aspettavo che rimanere incinta significasse non lavorare più. Mi sono chiesta dove fossero finite tutte le lotte che hanno fatto le donne per consentirci di avere quello che ci spetta di diritto». Vivere la gravidanza con la consapevolezza di non avere più un lavoro, non è stato facile. «Non sono stata molto bene, è stato un periodo davvero molto difficile – ammette Ilaria – potete immaginare i miei sentimenti e le mie emozioni». «La sua condizione di donna in attesa – sottolinea la segretaria della Fp Cgil – avrebbe dovuto metterla al riparo da queste brutte sorprese. Il giudice De Napoli è stato costretto nella sua sentenza a richiamare non solo le norme sulla clausola sociale previste per il settore, ma anche i fondamentali del diritto del lavoro che dispongono il divieto di licenziamento per le donne in gravidanza». Finalmente oggi Ilaria può guardare al futuro, il proprio e quello di sua figlia, con più serenità.