“Aveva preferito annullare la compagna, piuttosto che perderla e per questa idea del controllo della donna, l’avrebbe uccisa accoltellandola”. Sono solo alcuni passaggi delle motivazioni con le quali la Corte di Assise di Appello di Bari nel gennaio scorso ha confermato la condanna alla pena di 22 anni di reclusione nei confronti di Marco Basile, del 34enne barese, imputato per l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere della 48enne Donata De Bello, il cui corpo fu trovato il 13 luglio 2017 nella casa al quartiere Madonnella di Bari, dove la coppia aveva convissuto.
Nelle motivazioni, i giudici hanno ricostruito i frequenti litigi e le colluttazioni tra i due, come quello della sera del delitto, dimostrato “dalle escoriazioni e dalle ecchimosi anche di origine non recente rilevate sul corpo della donna”. La Corte parla inoltre di “estrema disinvoltura con la quale Basile ha agito, sintomatica di un’indole malvagia e anche di odiosa natura e raccapriccianti modalità dell’azione”. Infatti, “dopo aver cagionato volontariamente la morte della compagna – si legge nella sentenza – ha inteso occultarne il cadavere, avvolgendolo con un tappeto, un lenzuolo, un telo di cellophane e un piumino e trasportandolo al piano superiore, dove lo rinchiudeva in un armadio”.
“La realizzazione scientifica della operazione – concludono i giudici motivando infine la mancata concessione delle attenuanti nonostante fosse incensurato – evidenzia come l’intenzione dell’imputato fosse proprio quella di nascondere il corpo privo di vita della compagna per celare l’omicidio”.