Hanno riaperto come protesta simbolica dalle 9 alle 13, senza però far accedere i clienti. I parrucchieri e barbieri baresi chiedono a gran voce di ripartire dalla prossima settimana dopo un mese di zona rossa e le restrizioni durante le festività pasquali. Senza ristori dal governo Draghi, con una perdita sui ricavi annui che si aggira già intorno al 30% e con la necessità di ricominciare a lavorare per fermare il fenomeno degli abusivi nelle case dei clienti non più fidelizzati.
“Nel mio salone – racconta Gianni Vincotto, titolare dell’attività GiVì da 24 anni – abbiamo predisposto una distanza di almeno 4 metri tra le poltrone. Non possiamo prendere le prenotazioni fino a quando non avremo una data certa”. Sul tema degli abusivi aggiunge: “La gente non aspetta il cambio in zona arancione, che spero sia imminente. Allora accetta il lavoro in nero magari per farsi ritoccare la tinta. Intanto registriamo un calo di fatturato nel periodo teoricamente più proficuo dell’anno, tra matrimoni e comunioni perse oltre le chiusure forzate. Mi immedesimo nei tanti giovani che hanno iniziato da poco a lavorare autonomamente, non so come faranno”, conclude Vincotto.
“Siamo penalizzati nonostante seguiamo quasi un protocollo ospedaliero – aggiunge Pierpaolo Sisto, della Sp Modhaire – alla fine ci tengono chiusi e ci sono assembramenti ovunque. In più mezzi i pubblici sono strapieni negli orari di punta, e questo mi fa crescere tanta rabbia. Così si agevola l’abusivismo, Conte lo aveva capito Draghi no. Il mio calo è quasi del 30%, ma non stiamo avendo nulla rispetto a scorso governo. Un anno fa ebbi quei famosi 600 euro e ne pagai subito 618 euro per una bolletta Enel”, commenta rammaricato Sisto.
“Abbiamo perso davvero tanto a livello economo e di clientela – dice Gennaro De Feo, parrucchiere da 40 anni -. Purtroppo stanno facendo aumentare il lavoro nero e così peggiorano la situazione perché da noi la gente è più sicura. Su sette poltrone ne faccio funzionare due alla volta. Purtroppo i soldi persi non ce li darà nessuno, mentre i centri commerciali sono affollati”.
Sono circa 10mila, infatti, le imprese del settore estetico in Puglia: si tratta, in larga parte, di imprese artigiane, a conduzione unica o familiare che, a causa del prolungarsi delle restrizioni da zona rossa sul territorio pugliese, sono ferme da più di un mese. Tra queste, i saloni di barbiere e parrucchiere, le attività che offrono servizi per i parrucchieri e i centri estetici, le imprese che si occupano di servizi di manicure e pedicure. Nel dettaglio si tratta di 2.931 imprese nella sola provincia di Bari; 1.079 in quella di Barletta-Andria-Trani; 1.003 in quella di Brindisi; 1.249 in quella di Foggia; 2.155 in quella di Lecce; 1.247 in quella di Taranto. Nel complesso, un settore che nel solo anno 2020, dello stop causato dalla prima e della seconda ondata pandemica, ha subìto perdite per oltre 2 miliardi di euro.