Sono 44 i ciclisti morti in incidenti stradali nel primo trimestre 2021, periodo contraddistinto da molte limitazioni alla circolazione per la pandemia da Covid: 14 in gennaio, 17 in febbraio, 13 in marzo. Un numero più elevato rispetto agli stessi periodi del 2019 (37) e 2018 (33), compresi sei casi di pirateria. Sono i dati dell’Osservatorio ciclisti dell’Asaps, Associazione sostenitori della Polizia stradale.
Gli incidenti mortali sono stati 11 in Emilia-Romagna, regione in cui la bici ha il più ampio utilizzo tra la popolazione negli spostamenti quotidiani (il 25% del totale dei decessi); seguono Lombardia con 6, Piemonte 5, Puglia 4, Campania, Lazio, Abruzzo e Sicilia con 3 morti. Tra i veicoli investitori, 29 auto, 9 autocarri e un motociclo; cinque i casi di uscite di strada autonome. Le vittime ‘over 60’ sono state 21, quasi la metà, a conferma che le persone più anziane sono quelle più a rischio anche sulle due ruote, come per i pedoni. «Un ciclista morto ogni due giorni, con le restrizioni alla mobilità, è un dato preoccupante. Un aumento del 19% rispetto al 2019, ultimo anno di vera libertà di movimento, deve far scattare un campanello d’allarme generale», commenta il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni. «Cosa accadrà nei mesi estivi, quando (si spera) saremo più liberi di circolare, se oggi piangiamo già 44 morti? Le norme che dovrebbero tutelare maggiormente i ciclisti ci sono, ma, forse, è proprio la cultura di ogni utente della strada (automobilista e ciclista) che deve cambiare prima che si sia troppo tardi. Quanti incidenti ed investimenti di ciclisti sono causa ad esempio della distrazione da cellulare alla guida? Come sempre serve anche una maggiore presenza di divise sulla strada, ogni giorno».