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Turismo, in Puglia settore allo stremo per la seconda volta a Pasqua: “Stiamo perdendo la speranza”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Lun, 5 Aprile 2021 - 10:15

“Siamo in una fase molto più complessa rispetto all’anno scorso, prima c’era il problema, ma anche la speranza. Adesso in molti la stanno perdendo”. A raccontarlo è Francesco De Carlo, presidente regionale Assoturismo e vicepresidente nazionale Assohotel Confesercenti, fortemente preoccupato per l’intero comparto legato al turismo che, esattamente da un anno, non vede una via d’uscita concreta per risolvere la crisi legata all’emergenza sanitaria. Per il periodo delle festività Pasquali, in particolare, Assoturismo nazionale ha quantificato in 1,4 miliardi la perdita nell’intero Paese. In Puglia, nonostante la presenza di un osservatorio, mancano dati dettagliati ma, pur in assenza degli aspetti numerici, con tutto il comparto bloccato per la seconda volta, in un periodo in cui solitamente si riuscivano ad ammortizzare le spese grazie alle entrate legate al turismo, la sofferenza, sottolinea De Carlo “E’ diventata molto importante e difficile da sopportare”.

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Dall’impossibilità di viaggiare, alle strutture alberghiere e ristoranti chiusi, ma non solo. Anche l’assenza di un piano strategico che guardi al futuro, in un contesto, quello del turismo, che avrebbe bisogno di un dialogo costante tra le istituzioni e gli addetti al lavoro e, inoltre di una riprogettazione in vista dei cambiamenti che sicuramente, causa Covid, investiranno il comparto. Sono solo alcune delle problematiche rimarcate da De Carlo. “Ci sono continue notizie in merito ad allungamenti sulle chiusure, ma mancano compromessi. Siamo molto preoccupati – ha sottolineato – contavamo su queste festività, potevano essere la ripartenza, invece siamo bloccati da un anno, tra l’altro con dei numeri ancora più alti. L’anno scorso, nello stesso periodo, c’erano circa 600/700 casi al giorno, quest’anno invece siamo a quota 2mila, senza contare le terapie in grande difficoltà. Dobbiamo ancora capire se ne usciremo con gli stessi tempi del 2020, in cui riaprimmo agli inizi di giugno”.  Ad aggravare il problema, secondo De Carlo, ci sarebbero diversi fattori, tra questi, spicca l’assenza di una progettazione legata al futuro.

“Sono tutti proiettati solo sull’aspetto Covid – ha specificato De Carlo – urge parlare di come riprogettare la ripartenza affinché il comparto, già piegato da una crisi che ormai non è più solo economica, non si faccia trovare impreparato. La questione sanitaria è un elemento da non sottovalutare, ma mentre l’anno scorso stavamo pensando ai protocolli, mettendo a punto le giuste condizioni per ripartire, questa volta ne stiamo parlando poco. Certo, c’è la questione dei vaccini che ci aiuterà sicuramente, ma non basta” – ha sottolineato. Di fatto, stando ai dati, molte attività non riapriranno. In particolare, un mese fa, in seguito ad un report non strettamente collegato al turismo, ma connesso al settore, era emerso che quasi il 30% delle aziende rischiano il fallimento e, dunque, la chiusura. Un numero altissimo a cui va aggiunto quello delle imprese che già prima della pandemia erano in affanno, senza contare tutti i lavoratori che, da un anno, non possono contare più su quella stabilità economica utile per poter andare avanti.

“Quello che deve spaventare questa volta è la carenza di strumenti a disposizione delle microimprese – ha aggiunto De Carlo– il rischio è che con la mancanza di competenze, unita all’assenza di sostegno economico, in molti resteranno fuori dal nuovo assetto che dopo questo periodo sarà sicuramente diverso e richiederà tecnologia e alta efficienza aziendale. In troppi potrebbero non avere più un lavoro dopo questa pandemia”. Secondo De Carlo, stando alle stime, così come è successo l’anno scorso, non appena sarà possibile i cittadini usciranno riempiendo i ristoranti, gli agriturismi, gli hotel e tutti i luoghi strettamente collegati al comparto, “Ma durerà poco”, sottolinea. “Man mano che questa cosa si stabilizzerà ci saranno grandi problemi”, tra questi, la necessità di recuperare il mercato straniero, ma anche la possibilità che, senza una programmazione, l’offerta culturale di prima diventi obsoleta e carente di prospettive capaci di fare la differenza, soprattutto in regioni come la Puglia.

“Sarà necessario un ridimensionamento, ma per farlo servirà un dialogo costante di cui adesso siamo carenti – sottolinea – in questo momento il governo decide da solo, lo denunciava proprio mercoledì scorso il Sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro in merito alle programmazioni post festività. Se non parlano con loro, con noi hanno un atteggiamento anche peggiore. Il problema è che le risposte non mancano, ma nell’atto pratico poi accade ben poco. Noi siamo gli addetti ai lavori, loro spesso mettono su provvedimenti che non sono neanche fattibili, urge trovare insieme soluzioni” – ha specificato ricordando l’opportunità legata all’osservatorio regionale del turismo pugliese costituito l’anno scorso in Puglia dall’ex assessore Capone. “I lavori erano stati avviati, poi si sono fermati. Ora servirebbe monitorare la questione pandemica. Abbiamo gli strumenti, ma ogni assessore che arriva dice di non credere in quegli strumenti. Intanto i tempi si allungano, non è giustificabile visti i problemi che sta avendo il settore”.

“Questa pandemia, inevitabilmente, ha cambiato i valori di riferimento. E’ necessario, ora più che mai, dare sostanza a slogan come quelli che raccontano che il turismo vale il 13% del pil – ha proseguito – in troppi si sono indebitati, urge un lavoro straordinario per evitare che nel momento in cui le imprese si ritroveranno a ripagare i debiti, sommandoli alle questioni ordinarie, avranno seri problemi ad andare avanti. Urge inoltre ammodernare l’impianto legislativo con norme in contraddizione che non offrono strategie univoche per il mondo dell’accoglienza. E ancora, servono modelli strategici, magari sulla scie del bonus vacanze, che incentivino viaggi nel nostro paese, concentrando le energie sulle aziende forti e competitive, passando dagli incentivi una tantum a sostegni più strutturati. “Infine – conclude – serve una progettazione rivolta al futuro, finalizzata alla riapertura  in questo senso, abbiamo chiesto anche le vaccinazioni. Riteniamo che vaccinare il mondo del turismo, fatto da persone giovani come camerieri, bagnini, mondo dell’animazione e non solo, sia importante per tornare a lavorare in sicurezza, per noi e per i clienti. C’è troppa disattenzione nei confronti di questo mondo”.

 

 

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