Didattica a distanza e integrata, o scuola in presenza. Da Bari, la virologa del laboratorio Covid del Policlinico Maria Chironna ha pubblicato sui social una lunga riflessione su un tema estremamente attuale: la riapertura delle scuole almeno fino alla prima media e il pericolo di dare vita a nuovi focolai tra i più piccoli dopo settimane di zona rossa.
“Senza estremismi e senza pregiudizi – scrive Chironna – credo possa aiutare tutti a decidere cosa è meglio fare per tutelare la salute fisica e psicologica di bambini e ragazzi. Non dobbiamo scegliere. Non è possibile. Bisogna decidere ora cosa è più giusto fare, invece, per tutelare la salute collettiva. Perché questa viene prima di ogni cosa”.
“Sulla salute dei bambini e dei ragazzi non si scherza – aggiunge Chironna -. E nemmeno si può sottacere il disastro che la didattica a distanza, in un anno di pandemia, ha causato e che potrebbe ancora causare. Le prime domande che mi vegono in mente, però, sono: che cosa è cambiato rispetto a pochi giorni fa? Ci sono le condizioni per la riapertura? I tassi di incidenza di Covid sono tali, a livello nazionale e regionale, da consentirci la riapertura senza ripercussioni sui contagi? Cosa si è fatto per assicurare una scuola in presenza sicura per tutti?
Qualche lavoro scientifico italiano, che è necessario leggere però con prudenza, perché metodologia e conclusioni non sono proprio supportate da dati robusti, ci dicono che le scuole non sono a rischio e perciò si può optare per una didattica in presenza. Altri lavori scientifici, pubblicati, questi sì, su riviste con elevato impatto sulla comunità scientifica, hanno chiaramente concluso che non si può pensare ad una apertura delle scuole senza un piano strategico rafforzato di mitigazione della pandemia. Cosa vuol dire? Che per pensare a una riapertura delle scuole in presenza senza contribuire ad una impennata dei contagi è necessario.”
“Assicurare un testing ed uno screening continuo a livello delle scuole per individuare tutti i positivi asintomatici o paucisintomatici (eh sì, perché molti genitori manderebbero a scuola anche i bambini con sintomi sfumati, perché mica sono in grado di discernere se quei sintomi possono essere da Covid19 o no). Siamo in grado di effettuare decine di migliaia di test rapidi antigenici o test molecolari?
Assicurare un contact tracing adeguato ed efficace per spegnere sul nascere tutti i possibili focolai epidemici. Ma non si è detto ormai che questa attività è “saltata” e quindi… “autogestitevi”? Siamo a oltre 2mila casi al giorno in Puglia. Avete letto bene, al giorno. È possibile?
Assicurare un distanziamento fisico idoneo e un uso costante e corretto di mascherine per garantire che la “variante inglese”, molto più contagiosa e diffusibile, non possa facilmente “saltare” da un soggetto ad un altro. Vi ricordo, solo per chi se ne fosse già dimenticato dando per irrilevante il dato, che trovare casi nella nostra regione che non siano da variante inglese è ormai un’impresa… Siamo in grado di rispettare queste misure anti contagio? Quanti bambini e ragazzi possono stare in una classe? E l’igienizzazione continua delle mani è garantita?
Assicurare una adeguata ventilazione delle aule (le aule sono ambienti indoor molto pericolosi) affinché non si accumuli bio-aerosol contenente particelle virali che possono facilmente trasmettersi a soggetti suscettibili. Abbiamo queste aule che garantiscano lo svolgimento della didattica in sicurezza? Non dimentichiamoci poi che non tutti i bambini sono in salute e senza patologie. Ma questi, si sa, devono rimanere a casa per forza di cose, se non vogliono ammalarsi. Per loro la dad è obbligatoria se non vogliono rimmetterci la salute col SARS-CoV-2.
Assicurare un sistema di trasporto efficiente, adeguato e continuo che garantisca condizioni di sicurezza dei ragazzi e dei lavoratori del mondo della scuola. Lo abbiamo, realisticamente, in questo momento?
Evitare assembramenti all’ingresso e fuori della scuola. Si obietterà che si è all’esterno, all’aria aperta, e il rischio di contagio è estremamente basso. Certo, il rischio è significativamente più contenuto. Ma decine e decine di ragazzi che stanno vicini a meno di un metro o anche poco più ma senza mascherine (o sotto al mento) che parlano, urlano, cantano, anche stando all’aperto, ci assicurano assenza di contagio? Nutro qualche dubbio. Ancora una volta, la variante inglese spariglia le carte e trova terreno fertile anche in queste situazioni.
Avere un Rt significativamente sotto 1 o tassi di incidenza dei contagi molto bassi. Solo con tassi molto bassi si può fare testing e contact tracing. Siamo in questa situazione? A leggere i dati, mi pare di no. Per finire, aggiungo, allo stato attuale, non abbiamo vaccini per bimbi e ragazzi. Quindi il virus può continuare a circolare tranquillamente tra bambini e ragazzi perché, se non ci sono barriere, il virus continuerà a fare il suo mestiere. Contagiare. E lo fa e continuerà a farlo benissimo. Quale prezzo, dunque, siamo disposti a pagare in termine di contagi, casi gravi e decessi per mantenere la didattica in presenza? È questa la vera domanda”, conclude Chironna.