Vetrine rotte, parchi pubblici vandalizzati, arredo urbano in fiamme: da giorni la cronaca pugliese registra episodi di vandalismo che preoccupano. Ma se da un lato gli amministratori cittadini ed i politici pongono l’attenzione sulla questione sicurezza, dall’altro gli psicologi sottolineano quanto il disagio psichico e sociale percepito durante la pandemia sia un problema da non poter derubricare e sottovalutare.
“La rabbia di tanti è comprensibile, soprattutto degli adolescenti e di tutti quei giovani che stanno vivendo da un anno una seria deprivazione di rapporti, di contatti, un accumulo di emozioni negative – spiega, infatti, Vincenzo Gesualdo, presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia, che prosegue – L’adolescente fa esperienza dell’incertezza per definizione nel suo percorso evolutivo ma se nota che le colonne sociali, le agenzie formative sulle quali la sua vita è poggiata, dalla famiglia alla scuola, sono anch’esse permeate dall’incertezza, perde ogni stabilità”.
Secondo Gesualdo, ora più che mai occorre garantire agli adolescenti pugliesi spazi di ascolto: “Abbiamo imparato che la rabbia può essere esternalizzata attraverso atti aggressivi e vandalici oppure tenuta dentro – spiega – vediamo i comportamenti autolesionistici, i suicidi e tentati suicidi. La coartazione emotiva rappresenta una costante presenza nei vissuti dei nostri adolescenti. Da Trani a Taranto, le auto vandalizzate, le vetrine dei negozi prese a pietrate, sono segnali di un disagio sociale che ha bisogno di un cambio di rotta – prosegue il presidente regionale dell’Ordine degli Psicologi – Non possiamo prevedere che cicatrici produrranno le restrizioni e le privazioni nei mesi a seguire ma questo continuo ondeggiare tra amici si-amici no, presenza-distanza sta generando disturbi legati anche al senso di sfiducia generale”.
Per questo, secondo il referente della categoria pugliese, occorre rivalutare l’importanza che hanno i luoghi, fisici o metaforici, di socializzazione per i ragazzi: famiglia, scuola, gruppo dei pari, solo per citarne qualcuno. “L’esperienza attuale ci rende consapevoli della necessità di allargare gli spazi di ascolto ai ragazzi, alle famiglie, alla scuola, alla comunità. Da questo dobbiamo ripartire per costruire le nostre comunità post-Covid”, conclude Vincenzo Gesualdo.