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Il mare svela i suoi segreti: da Bari a Monopoli scoperta una miniera di coralli

Pubblicato da: redazione | Dom, 28 Marzo 2021 - 15:00

L’ecosistema pugliese non smette di sorprendere. Nelle profondità del mar Adriatico, a circa 40 e 70 metri dalla superficie, c’è un vero e proprio “Tesoro dell’abisso”. A fare questa scoperta è stato, negli scorsi giorni il direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari, Giuseppe Corriero. Si tratta, di fatto, di un ecosistema che si estende da Bari a Monopoli, fino ad arrivare verso nord, toccando addirittura le isole Tremiti, ma non solo. Passando per Otranto, fino ad arrivare alle coste albanesi e del Montenegro, nel cuore dell’abisso pugliese c’è, di fatto, una preziosissima miniera di informazioni sottomarine costituite, accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei.

Già nel marzo 2019, precisamente il 5 marzo, Corriero, dopo tre anni intensi di ricerche al fianco dell’equipe del dipartimento di Biologia, aveva scoperto, al largo di Monopoli, una piccola barriera corallina. In particolare, la barriera corallina che si estende da Bari a Otranto, si trova ad una profondità compresa tra i 30 e i 55 metri sotto il livello del mare, maggiore rispetto alle barriere coralline caraibiche o delle Maldive. A distanza di due anni, il sentore che non si trattasse di un caso isolato si è fatto concreto. Da quell’importantissima scoperta, l’abisso delle coste pugliesi ha infatti sorpreso nuovamente i ricercatori.

Madrepore, ma anche ostriche e altri animali costruttori, sono solo alcune delle forme di vita che popolano le pareti delle coste pugliesi, in quella che è, indubbiamente, una scoperta che ha ancora molti passi da compiere, poiché tanti sono gli orizzonti che si aprono da ora in poi, dunque ancora da esplorare. Ad incuriosire i ricercatori, in particolare, la peculiarità delle latitudini presenti sulla costa pugliese. Mentre, normalmente, quando si pensa alle barriere coralline, si fa riferimento ad una presenza tipicamente in acque basse, quelle pugliesi non crescono superficialmente. “Abbiamo trovato non solo una scogliera corallina, ma addirittura un sistema sommerso di scogliere animali di cui la precedente è una delle manifestazioni peculiari – ha commentato Giuseppe Corriero, senza nascondere la gioia e anticipando, inoltre, che si dedicherà con cura a questo nei suoi prossimi anni carriera.

Due anni fa, va specificato, c’erano state diverse polemiche in ambito scientifico su quanto fosse corretto o meno parlare di “Barriera corallina”. Ragion per cui, Corriero aveva sin da subito preferito chiamarla “Biocostruzione a coralli”. Questo però non cambia il fatto che le scoperte effettuate in Puglia rispondono ad un modello molto simile a quello equatoriale, sebbene non sia delle stesse dimensioni. Un’altra differenza, prendendo come esempio il caso delle Maldive, riguarda i processi di simbiosi tra le madrepore e le alghe unicellulari. I processi vitali di queste ultime sono favoriti dalla luce, al contrario di quanto accade in Puglia, in cui, avvengono in penombra, costituendo così strutture imponenti di carbonato di calcio, in assenza di alghe. Fattore che determina anche la presenza di molto meno pesce e di un colore dominante molto più soffuso dato, in particolare, da spugne policrome con tonalità che vanno dall’arancione, al rosso, fino ad arrivare al viola.  Di fatto, comunque la si voglia chiamare, per la Puglia, così come spiegato anche dallo stesso direttore, si tratta di una scoperta di notevole importanza che non può non provocare stupore, oltre che necessità e curiosità di continuare ad esplorare il territorio marino.

Foto di repertorio flick

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