Da Bari a Foggia per l’ultimo saluto alla mamma. E’ la storia di una famiglia bitontina che, nel giro di poche settimane, ha dovuto fare i conti con il Covid-19, pagando il prezzo più grande, prima la notizia della positivizzazione di quasi tutta la famiglia, poi la perdita della mamma e nonna, che a soli 62 anni, non ha vinto la battaglia contro il virus. Ma andiamo con ordine. E’ il 6 marzo quando Raffaele, che ci racconta con le lacrime agli occhi questa storia, ha salutato per l’ultima volta sua mamma senza poterle dare un ultimo abbraccio, ma guardandola salire “con il capo chino, quasi rassegnato” sull’ambulanza che l’ha portata all’ospedale San Paolo, dove si sono presi cura di lei.
Da allora la famiglia è stata letteralmente travolta dal virus. Uno dopo l’altro i componenti del nucleo familiare, eccetto qualcuno, sono risultati positivi al Covid-19. Tra i casi più gravi, quello del papà di Raffaele, che per assenza di posti al San Paolo, il 10 marzo viene portato prima al Policlinico, dove i medici gli diagnosticano una polmonite bilaterale e poi al Miulli di Acquaviva. I due coniugi, seppur in due ospedali diversi vengono ricoverati più o meno per lo stesso periodo di tempo. Esattamente dieci giorni dopo però, ovvero il 20 marzo, il padre di Raffaele viene dimesso e fa ritorno a casa, mentre la mamma, che intanto ha dovuto subire anche un intervento al cuore, non ce la fa. A casa, tra le mani di Raffaele, tornerà solo la busta con gli affetti personali.
“E’ stato uno dei momenti più brutti della mia vita – sottolinea Raffaele – insieme al momento in cui l’ho vista andar via e a quello in cui ho dovuto dire a mio padre e a mio fratello, anche lui positivo e ricoverato al Policlinico, che mamma non ce l’avrebbe fatta”. Da lì si avviano le pratiche per poter dare l’ultimo saluto alla donna. Tra le sue volontà, quella di essere cremata. La famiglia si rivolge così, come da prassi, ad un’impresa di onoranze funebri che rende noto loro l’impossibilità di poter usufruire del servizio di cremazione presente all’interno del cimitero di Bari, fatta eccezione per i cittadini residenti nel capoluogo pugliese. La famiglia, che è di Bitonto, dunque appartenente alla città metropolitana di Bari, ma non residente, viene dunque dirottata verso il cimitero di Foggia.
Il cimitero di Bari, va specificato, secondo regolamento è tenuto a dare precedenza ai cittadini baresi, senza escludere però, soprattutto in questo momento, la possibilità di accogliere le richieste anche di altri cittadini. L’elenco delle prenotazioni viene smaltito però in base ai numeri, ma le attese, in questo periodo d’emergenza, sono lunghe e l’unico forno crematorio del cimitero del capoluogo pugliese, non riesce ad evadere più di sei salme al giorno. Così, la famiglia, sarà costretta a fare circa 150 chilometri, al posto di 15, per poter realizzare l’ultimo desiderio della donna. Una conferma della situazione è arrivata da Vito Lacoppola, assessore con delega ai servizi cimiteriali.
“A causa delle richieste sempre maggiori – sottolinea Lacoppola – c’è l’impulso di creazione di un secondo forno, con un potenziamento dell’impianto crematorio. Purtroppo non possiamo forzare l’unico presente, altrimenti rischiamo che vada in tilt. Le onoranze funebri sanno quali forni sono disponibili, Foggia ha un impianto nuovo – ha concluso. Di fatto, l’emergenza sanitaria, nel territorio barese, sta provocando affanno non solo agli ospedali, ma anche al cimitero cittadino. Solo ieri in tutta la Puglia si sono contati 1.664 contagi su 13.390 test. I decessi da Covid sono stati 46, a questi vanno aggiunte le vittime affette da altre patologie.
“A noi va bene tutto, siamo già troppo frastornati, mamma non ce la restituiranno – ha sottolineato Raffaele – ci è sembrato solo strano ricevere un no e dover andare fino a Foggia quando Bitonto è città metropolitana di Bari, pur non essendo noi residenti. In questo momento un solo forno non basta. Molti continuano a far finta che questo virus non esiste. Noi siamo sempre stati attenti, ma il Covid è infimo, si nasconde dietro l’angolo e noi, come molti altri, abbiamo pagato il prezzo più alto, perdendo una persona cara. Non auguro a nessuno quanto accaduto a noi, ma la situazione è grave. In molti vedono uscire dalle porte di casa i propri cari e poi non li vedono per giorni, siamo stati fortunati grazie ad infermiere di conoscenza che ci hanno permesso di sentire mamma. Viviamo tutti quasi rassegnati all’idea che il peggio sia dietro le porte, speriamo questo momento passi in fretta” – ha concluso Raffaele.