Frode fiscale per l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti negli anni d’imposta 2014-2017. Sono queste le accuse a seguito delle quali i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari hanno dato esecuzione, quest’oggi, a un decreto di sequestro preventivo delle disponibilità finanziarie di una società per azioni di Bari e dei beni dei suoi amministratori pro tempore.
Attività di indagine svolta dalle fiamme gialle baresi che ha permesso, inoltre, di rilevare l’omesso versamento di ingenti importi relativi all’Imposta sul Valore Aggiunto nel 2016, nonché l’omessa presentazione della dichiarazione del sostituto di imposta nel 2017 da parte dell’azienda, fallita e già operante nel settore delle fabbricazioni di strutture e parti assemblate metalliche.
Il decreto di sequestro preventivo – emesso dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica – costituisce l’epilogo della complessa attività investigativa effettuata dai finanzieri di Bari. In particolare, le indagini hanno consentito di individuare fatture relative ad operazioni inesistenti emesse da due imprese controllate dagli indagati, con sede a Bari e Milano e destinate alla S.p.a. barese, che sono state utilizzate da quest’ultima per la predisposizione di dichiarazioni fraudolente ai fini dell’imposta sul Valore Aggiunto. Complessivamente questo sistema di frode ha generato un’evasione di imposta pari a circa 2,2 milioni di euro di Iva.
Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti nel corso dell’attività d’indagine, la Procura della Repubblica di Bari – in virtù della normativa che prevede la possibilità di applicazione anche della “confisca per equivalente” – ha avanzato una richiesta di sequestro di beni ed utilità, al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dall’evasione.