La Puglia della ristorazione si unisce all’appello dell’Arcs – Associazione ristoratori centro storico di Roma – che in una nota ha denunciato le problematiche causate dalle chiusure a singhiozzo e senza programmazione per via dell’emergenza Covid19. La richiesta che arriva dalla Puglia è quella di un tavolo di confronto con il governo e le istituzioni per salvaguardare la ristorazione – ormai diventata una vera e propria impresa, con tutti i costi di gestione annessi – che rappresenta un PIL importante per l’Italia.
A parlarne è Pietro Zito, chef del ristorante “Antichi Sapori” di Montegrosso (Andria): “È necessario capire le perdite effettive del 2019 e del 2020 – sottolinea – mentre i costi fissi sono andati avanti. Capendo la differenza di fatturato tra i due anni, si potrà calcolare il giusto intervento dei ristori. È necessario, in questa fase, il blocco delle cartelle esattoriali – prosegue il noto chef pugliese – i pagamenti vanno rimandati, i fitti dovrebbero andare in totale credito d’imposta e si dovrebbero annullare le tasse sui rifiuti, perché non abbiamo lavorato e siamo stati chiusi. Il Comune di Andria – conclude Pietro Zito – ci ha fatto pagare per un anno intero. Ci vorrebbe una maggiore sensibilità verso un settore in crisi e un’attenzione verso i dipendenti”.
Dello stesso avviso è Giuseppe Santoro, presidente della Federazione italiana Pizzaioli: “Lo Stato ci ha abbandonati ma noi non ci arrendiamo, perché ci troviamo nella stessa situazione – spiega Santoro – Chi sta a casa non compra cibi da asporto e, ovviamente, neanche la pizza; tutto si concentra nel weekend, ma oggi le nostre perdite superano il 75-80% in alcuni casi e nelle piccole città dell’entroterra anche il 95%. Si rimane aperti solo per avere un po’ di moneta per continuare a vivere. La situazione che stiamo vivendo è catastrofica”.
E poi Alessandro Circiello, rappresentante della Federazione italiana Cuochi, si unisce alle voci dei suoi colleghi: “Ho fiducia nel nuovo esecutivo e spero che a breve si passi dalle parole ai fatti, perché in questo momento le spese continuano a correre mentre siamo fermi. I centri storici italiani – da Roma a Firenze, con Bologna, Napoli, Venezia, Bari e Milano – sono quelli che soffrono di più: un ristorante su tre ha chiuso per sempre”, conclude lo chef.