“Mi piacerebbe che i miei figli mi vedessero come colui che gli sta costruendo il futuro, adesso però un futuro non riesco neanche ad immaginarlo”. E’ il dramma di Simone Cellamare, che oggi celebra la festa del papà con il sorriso, nonostante sia in cassa integrazione da un anno a causa dell’emergenza sanitaria. Ma andiamo per gradi. E’ marzo 2020 quando, con il primo lockdown, la vita lavorativa di Simone, assieme a quella di altri 14 colleghi, viene messa letteralmente in pausa.
Da allora, per Simone, che lavora in una società di servizi aeroportuali per una grossa multinazionale dell’autonoleggio, inizia un periodo pieno di difficoltà in cui, la figura del papà “allegro e spensierato” viene messa spesso a dura prova dall’assenza di certezze. Ad aggravare la situazione, il fatto che, nonostante la sua vita lavorativa sia in pausa e bisogna “ingegnarsi” per portare un pasto in tavola, da novembre non può più neanche contare su “quella miseria che dovrebbe essermi riconosciuta”: la cassa integrazione. Sono ormai quattro mesi, infatti, che Simone, nonostante lasci costantemente ogni mese le trattenute della busta paga, non percepisce nulla.
“Se mi avessero detto qualche anno fa che sarei stato a casa senza stipendio per un anno, avrei pensato che sarebbe stato impossibile – commenta – non so neanche io come sto facendo ad arrivare a fine mese. Ho la fortuna di avere una moglie abile nel far quadrare i conti, cerchiamo di risparmiare su tutto, cercando comunque di fare un’alimentazione equilibrata perché ai bambini non possiamo far mancare nulla. Mentre la nostra vita è in pausa, i piccoli crescono, hanno bisogno di vestiti, scarpe e materiale didattico” – sottolinea.
Si tratta di spese che normalmente, con uno stipendio garantito, spiega “fai senza battere ciglio, adesso invece, ci dobbiamo ingegnare. Abbiamo ridotto tutto ciò che non è essenziale, rinunciando anche ad alcune visite mediche”. Con l’emergenza sanitaria, alle spese “normali”, tra cui quelle condominiali e il mutuo, si sono aggiunte anche quelle per la didattica a distanza. “Ho dovuto comprare un computer perché quello che avevo era obsoleto, munendomi inoltre anche di telecamera e microfono – sottolinea ancora – senza contare che ci sono sempre imprevisti. Devi passare la giornata cercando di far quadrare i conti e calcolando anche gli imprevisti, tenendo da parte quelle poche decine di euro che servono per questo. Andiamo avanti senza niente, non ho vergogna nel dirlo – dichiara ancora – la bravura del papà deve essere quella di trasmettere serenità in un momento di difficoltà, io non posso far vedere ai miei figli che sono preoccupato, che non so come arrivare a fine mese. Con i figli ridi, scherzi, giochi. Il momento di difficoltà te lo tieni per te. Sono un inguaribile ottimista. Purtroppo in tutta Italia, se non addirittura in tutto il mondo ci sono molti padri e famiglie in difficoltà. Voglio pensare positivo, per la festa del papà non so se mettere la tuta delle grandi occasioni o quella giornaliera” – ironizza – senza nascondere le preoccupazioni dettate dal momento storico.
“Ho la fortuna di avere la famiglia di mia moglie che ci aiuta quando non riusciamo neanche a fare la spesa, i miei genitori mi hanno dovuto prestare dei soldi perché ci sono stati mesi in cui si sono accavallate assicurazione e revisione. Ci sono cose che non puoi rimandare. In tutto questo non si ha spesso il supporto, vedi con la Dad, narrano di una realtà che non c’è, nessuno mi ha dato attrezzatura. In un anno si potevano fare tante cose per non far vivere in queste condizioni i cittadini. La mia generazione lavora per sopravvivere, se va bene ci si può togliere qualche sfizio, prima alla festa del papà questa figura veniva vista come quella che garantiva il futuro, oggi è dura, non so cosa potrò lasciar loro, soprattutto a causa di questo momento pandemico, ma mi sento fortunato, essere padre in questo momento è un valore aggiunto, i figli riempiono le giornate, voglio essere ottimista per loro” – ha concluso.