Cinque pazienti in codice rosso, 34 in codice arancione, 10 codici blu e 8 verdi: al Policlinico di Bari, secondo il monitoraggio in tempo reale del portale della Regione Puglia, questa pomeriggio alle 17.15 si ripetono gli alti numeri di accessi, sopratutto per pazienti con sintomi Covid.
Dati da terza ondata. Mentre nei corridoi dei reparti iniziano ad essere insufficienti i posti letto per prestare la prima assistenza, così come nel pronto soccorso i cittadini con problemi respiratori vengono aiutati con le bombole d’ossigeno.
Il sindacato Cobas segnala ulteriori difficoltà, sopratutto nella gestione degli spazi. “Sempre più aree (vedi ex area rossa) vengono riconvertite in aree di degenza per i pazienti affetti da Sars Cov2, ventilati e non, che da giorni attendono il ricovero presso reparti di degenza ormai saturi. Questi spazi, tuttavia, seppur necessari a fronteggiare l’aumento degli afflussi, non risultano idonei a tale riconversione poiché sprovvisti non solo di elementi basilari, quali bagni per pazienti, ma anche di elementi essenziali a garantire la sicurezza di quei lavoratori che, da oltre un anno, lottano contro il virus. Ci si riferisce ad esempio all’assenza di aree di vestizione e svestizione per i lavoratori, di sistemi di ventilazione degli ambienti e, finanche, alla più elementare possibilità di areazione degli stessi ambienti, in quanto sprovvisti di finestre. Questi spazi costituiscono dunque luoghi insalubri e pericolosi”.
“Non gode di condizioni migliori anche la cosiddetta “area grigia” del pronto soccorso, ovvero l’area dove afferiscono i pazienti che presentano sintomatologia compatibile con un’infezione da Sars Cov2. Tale area, costituita da un corridoio dal quale si snodano 8 stanze degenza atte ad ospitare un totale di circa 14 posti letto, da alcune settimane ospita ormai non meno di 20 pazienti fino a raggiungere, soprattutto negli ultimi giorni, picchi di 30 ed oltre. Succede dunque che molti pazienti si ritrovino a ricevere assistenza nei corridoi o in stanze di fortuna come depositi o vano ascensore, e che, non di rado, condividano tali spazi ristretti con altri pazienti, cosicché può capitare che una persona in attesa dell’esito del tampone si ritrovi fianco a fianco con un’altra persona che successivamente si rivelerà positiva. Una situazione, questa, paradossale se si pensa che il luogo di cura può trasformarsi nel luogo del contagio. Sta avvenendo anche che ci si ritrovi a dover assistere pazienti con gravi crisi respiratorie in aree sprovviste anche dei più elementari erogatori dell’ossigeno”, conclude il sindacato Cobas.
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