È stata notificata ieri dal gip Giuseppe De Benedictis, la revoca del sequestro dei padiglioni Asclepios e Chini e Policlinico di Bari, sigillati dallo scorso 23 novembre in virtù dell’inchiesta in corso sui casi di legionella riscontrati all’interno dell’ospedale barese. Secondo il Gip, e contrariamente al parere della stessa Procura, gli interventi urgenti che hanno interessato i i padiglioni negli ultimi mesi hanno fatto cessare l’emergenza.
Ordinato, dunque, il dissequestro, nonostante non sia stato rispettato il termine di tre mesi (90 giorni) entro il quale l’azienda ospedaliera avrebbe dovuto portare a termine l’adeguamento delle reti idriche. Nel provvedimento di revoca dei sigilli, secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, il gip precisa che il padiglione Chini è ormai utilizzato solo per gli ambulatori, mentre, quanto ad Asclepios, ha preso atto delle misure di contrasto poste in essere in breve tempo dal commissario straordinario e le ha ritenute sufficienti in attesa che vengano eseguiti i lavori di adeguamento. Vitangelo Dattoli ha, infatti, riorganizzato il sistema di controlli interno, prevedendo campionamenti periodici sulla rete dai quali emerge, al momento, che il batterio killer è tornato sotto controllo.
Nell’ambito dell’inchiesta sulla diffusione del batterio della legionella nel Policlinico di Bari che avrebbe causato quattro decessi tra 2018 e 2020, al direttore generale Giovanni Migliore, all’ex direttore sanitario Matilde Carlucci, al direttore amministrativo Tiziana Dimatteo e al capo degli appalti, Claudio Forte, è contestata l’omissione di atti di ufficio relativi alla mancata bonifica dei due reparti. Ipotesi ribaltata dal Riesame, che ha revocato l’interdizione dei dirigenti, ma per cui la Procura ha presentato ricorso in Cassazione. Intanto, secondo il gip De Benedictis, gli interventi di urgenza – consistenti in iperclorazione e manutenzione straordinaria – fanno sì che la permanenza del reato omissivo originario sia arrestato: da qui l’assenza di giustificazione per il mantenimento dei sigilli ai reparti.
Al direttore generale Giovanni Migliore spetta, però, la vigilanza sull’effettiva realizzazione die lavori di adeguamento della rete idrica entro i tempi stimati dall’Area tecnica (poco più di 4 mesi giorni): se ciò non dovesse accadere, l’azienda sanitaria potrebbe andare incontro ad un nuovo sequestro dei due padiglioni, in questo caso senza facoltà d’uso.