“Momento difficile, ma niente panico. Ce la faremo”. Era il 4 marzo del 2020 quando il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, pronunciò queste parole in un videomessaggio pubblicato sul proprio profilo Facebook. Qualche ora prima, l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva deciso, al fianco della propria squadra di governo, di chiudere tutte le scuole su tutto il territorio nazionale per evitare il potenziale diffondersi del contagio. Di lì a pochi giorni, esattamente il 9 marzo, saremmo entrati ufficialmente e per la prima volta in “Zona rossa”, dunque nel lockdown.
Da allora le abitudini dei cittadini sono cambiate drasticamente, prima fra tutte la necessità di fare fronte al distanziamento sociale e alla rinuncia della socialità. Dai primi momenti di panico, segnati da un’assoluta mancanza di conoscenza nei confronti del nuovo “Coronavirus”, fino ad arrivare ai droni, ma anche ai blitz di Decaro e alle frasi diventate leit motiv per i baresi: “Dovete stare tutti a casa” o “E tu c sta a fash do?”. Sono tante le modalità in cui, da marzo 2020 ad oggi, Decaro, ha esortato i cittadini a rispettare le limitazioni legate all’emergenza sanitaria. I video pubblicati nei primi mesi di lockdown hanno fatto il giro del mondo sbarcando addirittura negli Usa e in Cina, con oltre 4 milioni di visualizzazioni e migliaia di commenti ironici nei confronti del primo sindaco barese, impegnato in prima linea nel tentativo di convincere i concittadini a rispettare le limitazioni legate all’emergenza coronavirus.
Dal 21 marzo, giornata in cui Decaro, durante una passeggiata al parco 2 Giugno e alla spiaggia di Pane e Pomodoro, invitava i cittadini a tornare a casa per “Giocare alla play”, al 2 maggio, giornata in cui sempre il sindaco, in un video, rimproverava un anziano al quartiere Libertà, sorpreso alla guida della propria automobile mentre andava a pranzare a casa della figlia (e poi multato), fino ad arrivare ad oggi in cui, sebbene sia passato un anno, la città è ancora alle prese con un virus che corre in fretta. A prova di ciò, il fatto che il primo cittadino, spesso denominato “sceriffo” durante i primi mesi di pandemia, sia ancora alla ricerca di soluzioni drastiche al fine di contenere il contagio. Ultima fra tutte, quella di vietare l’asporto dopo le 18 nel barese, per evitare assembramenti in un momento in cui, il capoluogo pugliese, vede aumentare esponenzialmente il numero dei casi, giorno dopo giorno. Solo ieri il 50% dei casi era appunto nel capoluogo pugliese.
A distanza di un anno, la situazione non è molto diversa da marzo dell’anno scorso, se non per la speranza riposta nei vaccini e nella maggiore consapevolezza di quello che è il Covid-19, prima chiamato solo coronavirus. La Puglia continua ad oscillare tra giallo e arancione, con la minaccia, stando a quanto dichiarato da alcuni esperti, dell’ipotesi della zona rossa limitata al barese. Intanto i cittadini sono stanchi, tanto che, nonostante le restrizioni, sono in molti quelli che da mattina a sera, popolano le vie della città, ma anche parchi e piazze, cercando di ritrovare, quella normalità perduta lo scorso marzo. Una normalità che, stando ai dati, sembra non voler tornare tanto in fretta segnando invece, all’orizzonte, l’ombra di un altro lockdown. “Attendiamo vaccino, ultimo sforzo”, ha detto Decaro nei giorni scorsi.