Era già detenuto nel carcere di Bari per un altro procedimento e sarebbe stato scarcerato il prossimo 19 giugno l’uomo di origini algerine che destinatario, quest’oggi, di un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Bari per terrorismo internazionale di matrice jihadista.
Insieme a suo fratello, il giovane era inizialmente coinvolto in diversi procedimenti come borseggiatore a Bruxelles, ma successivamente si sarebbe specializzato nell’attività di falsificazione e ricettazione di documenti contraffatti, “sviluppando contemporaneamente – si legge nel decreto di fermo – un processo di radicalizzazione religiosa, anche per effetto dei frequenti e prolungati contatti con soggetti organizzatori di filiere jihadiste e militanti in associazioni terroristiche internazionali. Le indagini su Athmane Touami hanno preso avvio, in Italia, nel maggio del 2019 quando, mentre si trovava nel Cpr (Centro di permanenza temporanea per migranti) del capoluogo pugliese, gli agenti della Digos hanno accertato che l’uomo utilizzava regolarmente un documento falso per muoversi liberamente nei paesi europei dell’area Schengen.
È questa l’accusa con cui il 36enne è stato processato e condannato alla pena di 2 anni, in scadenza tra qualche mese. “L’imminente scarcerazione dell’indiziato impone – si legge, ancora, nell’ordinanza di fermo – l’adozione del presente provvedimento pre-cautelare, sussistendo concreti elementi che portano a ritenere che lo stesso, non appena liberato, si darà alla fuga, facendo perdere le proprie tracce”.
Nel luglio 2015, pochi mesi prima degli attentati terroristici di Parigi del novembre 2015, Athmane Touami, era stato arrestato a bordo del treno Parigi-Milano perché in possesso di carte di identità false rilasciate dalla rete belga denominata “Catalogue”. Quest’ultima, secondo le indagini, ha fornito documenti falsi a tutti i terroristi del Bataclan. Pochi giorni dopo quegli attentati, il 20 novembre, durante una perquisizione a casa di Medhi Touami, fratello di Athmane, a Parigi, la Polizia trovò una borsa, ritenuta di proprietà del 36enne, contenente vari documenti falsi e altri rubati, sette telefoni cellulari e diversi dischi rigidi con all’interno “329 fotografie legate all’Islam radicale e cinque video parziali dello stesso tipo”. Secondo la Dda di Bari il ruolo dei fratelli Touami era proprio quello di “esperti in grado di fornire un supporto logistico, luoghi di appoggio, mettendo a disposizione merce di provenienza delittuosa” e “di falsari al servizio delle organizzazioni terroristiche”.