“E’ nei periodi più bui che bisogna continuare ad avere le mani tese verso l’altro, troppa gente altrimenti rischia di restare indietro in maniera irrecuperabile”. A raccontarlo è Serena Ambrosi, presidente dell’associazione Seconda Mamma, realtà attiva sul territorio barese che non ha fermato le proprie attività solidali neanche in tempi di pandemia, proseguendo con le iniziative di donazione di “Kit nascita” per le neo mamme in difficoltà. Dalla ricerca di lavoro alla formazione, ma anche al supporto per cure mediche e donazioni, sia di beni alimentari, sia di abbigliamento per i più piccoli. Sono solo alcune delle attività di cui si occupa l’associazione barese. In totale, ad oggi, sono quaranta le famiglie che i volontari sostengono in maniera stabile e continuata.
“La nostra idea è quella di farci madri – spiega ancora Ambrosi – i nostri volontari sono anche uomini, ma l’animo è femminile. Tendiamo la mano a chi ne ha bisogno e accogliamo gli altri. Molte famiglie non hanno solo problemi economici, ma anche di relazioni. Sono a volte privi di rete stabili su cui poggiarsi, anche solo per andare a piangere. Noi vogliamo che si sentano meno soli. Abbiamo diversi progetti per fare in modo che questo accada, tra cui lo scatolone del kit nascita per non lasciare sole le neo mamme”. Si tratta, di un progetto di ispirazione norvegese in cui viene creata una scatola all’interno della quale viene inserito tutto il necessario per la mamma e per il neonato. C’è prima un passaparola, poi ognuno dona quello che ha conservato. L’associazione si occupa di recuperare il materiale e, prima di consegnarlo, di effettuare un “Bucato speciale profumato di amore per la nuova vita”.
“Prima del Covid consegnavamo le scatole direttamente in ospedale – ha specificato Ambrosi – adesso le consegniamo qualche giorno prima, ma non ci siamo fermate. All’interno della scatola inseriamo cambi per il bambino, pannolini, kit e quanto necessario”. Le famiglie di cui si occupa l’associazione, sono in particolare, famiglie baresi che vivono in condizioni di indigenza e hanno minori a carico. L’obiettivo è quello, così come racconta lo stesso nome, di “Fare da seconde mamme” offrendo supporto fino a quando le famiglie “sono in grado di camminare con le proprie gambe”. I numeri, nel corso della pandemia però sono nettamente aumentati, ha specificato Ambrosi, rendendo necessario un aumento dell’attività.
“In più, rispetto alle 40 che sosteniamo in maniera costante, abbiamo avuto richiesta da 300 famiglie dal primo lockdown – ha commentato – Il nostro telefono pullula di richieste di ogni sorta. Purtroppo non possiamo prenderli in carico tutti perché le nostre risorse sono contingentate, per questo sosteniamo un numero costante di famiglie cercando di dismetterli quando finisce il periodo di difficoltà” – ha sottolineato. Le famiglie di cui si occupa l’associazione sono, solitamente, fuori dai circuiti dei sussidi che, in particolare in questo momento di emergenza sanitaria, hanno visto venir meno anche quelle piccole entrate con le quali riuscivano a sostentare la spesa. Ad oggi, spiega Ambrosi, le richieste di aiuto pervengono quotidianamente e in più forme. Di qui l’idea, ma soprattutto la necessità, di non fermare la propria attività di supporto alle famiglie, anche nei confronti delle neo mamme in difficoltà.
“Cerchiamo di fare in modo che venga donato solo materiale che sia praticamente come nuovo, vogliamo ridare dignità a queste persone, non accettiamo abiti o oggetti sporchi o rovinate. L’educazione al dono è importante per ricordare che c’è possibilità di riscoprire la bellezza” – ha commentato ancora raccontando inoltre delle attività di sensibilizzazione al tema effettuate soprattutto nei confronti dei bambini. “I più piccoli recepiscono meglio di tanti adulti e possono fare da satellite per fare in modo che le buone pratiche arrivino anche ai genitori. – ha sottolineato – Da parte dei baresi c’è tanta solidarietà, nonostante la pandemia abbia messo in ginocchio tutti c’è ancora tanta voglia di stringersi e fare comunità, attraverso atti di generosità” – ha concluso.