“Dall’età di venti anni sino ad oggi Franco Cassano ha attraversato la mia vita privata, istituzionale e politica con severa discrezione e affetto. Lo incontravo nel portone del condominio dove entrambi abitavamo scambiando sorrisi dolcissimi ed emozioni man mano che la mia vita di adolescente progrediva verso l’età adulta”: è il messaggio di cordoglio del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per la scomparsa del professore Franco Cassano.
“Dalle note a margine dell’esame di sociologia giuridica – prosegue – agli anni in cui mi incoraggiava con immensa solidarietà quando mi vedeva entrare ed uscire di casa circondato dalla scorta che piantonava me e le nostre case. Non sono mai del tutto entrato in confidenza con lui per il rispetto che nutrivo verso uno dei pochi maestri della mia vita”. Emiliano ricorda quando Cassano spinse per la sua candidatura a sindaco di Bari nel 2004. “Persino quando si è battuto nella convenzione del centrosinistra della città di Bari assieme a Cinzia Capano e ad altri – evidenzia – per farmi candidare a sindaco di Bari, non ho mai avuto il coraggio di parlargli, piuttosto attendevo di sapere da lui, come sempre, se avesse rimproveri o suggerimenti da darmi. Non ho sempre soddisfatto tutte le sue aspettative, ma sono consapevole che senza il loro durissimo lavoro per far emergere la sinistra e la città dalla sudditanza politica e psicologica verso la destra padrona di Bari, il mio percorso politico non si sarebbe mai realizzato. La nostra comune anima popolare, dovuta alle frequentazioni negate ad altri con l’anima dei quartieri di periferia, ci consentiva di scambiare punti di vista diversi e di accettare reciprocamente le contraddizioni in cui, per sperimentare e innovare, rischiavamo di cadere”. Emiliano poi diventò anche segretario del Pd pugliese “che lo candidò al Parlamento e non sono mancati contrasti e incomprensioni”, ammette il governatore. Ma la consapevolezza di lui, e per conseguenza di me stesso, non ci abbandonava mai, anche quando la vita politica ci allontanava. Piango la scomparsa di un amico al quale non ho mai avuto la forza di confidare, per pudore, quanto sia stato importante. Mi illudo oggi con rimpianto che egli ne fosse comunque consapevole. Un grande intellettuale del Sud che a differenza di altri, ha tracciato una via che la politica ha realizzato, sia pure lasciandolo perennemente inquieto. Io e Nichi Vendola – conclude – sappiamo quanto gli dobbiamo e quanto di lui abbiamo disatteso, nella convinzione di essere stati sempre fedeli alla nostra terra al di là dell’ossequio e della convenienza. È stato un uomo che ha saputo leggere nel profondo la società e descriverne le opportunità. Le nostre vite sono cambiate rispondendo al suo appello, continuo, incessante, a realizzare una visione di bellezza, di amore verso il prossimo, di giustizia, di modernità senza dimenticare la Storia e la sua proiezione nella nostra anima. Non a caso la sua e la mia isola preferita è Itaca, dove in nome dell’eroe più spregiudicato e moderno, abbiamo coltivato la pretesa di conservare attraverso il mare gli odori e le favole del Mediterraneo”.