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Bari, “rivendevano mascherine a 40 euro durante il lockdown”: La Procura chiede il processo

Pubblicato da: redazione | Lun, 22 Febbraio 2021 - 17:45
mascherine

Eccessivi rincari sul prezzo delle mascherine durante il lockdown, la Procura di Bari – secondo quanto riporta Ansa – chiede il rinvio a giudizio per la titolare di un’azienda di Altamura. Si tratta della Milo Srl, accusata in particolare, per reati di manovre speculative sul mercato e truffa aggravata.

“In presenza di una grave rarefazione nel mercato nazionale di mascherine e altri presidi individuali di protezione, merci da considerarsi di ‘prima necessità’ a causa dell’emergenza da Covid-19”, l’indagata, ipotizza la Procura, dal 21 febbraio al 4 marzo 2020 avrebbe messo in vendita i Dpi, tramite la piattaforma e-commerce di Amazon, “Con ricarichi dei prezzi medi via via crescenti, in tal modo imponendo sul mercato un prezzo medio progressivamente maggiorato e largamente superiore a quello medio di vendita praticato fino al 20 febbraio, applicando ricarichi sul prezzo massimo di vendita sino al 1.534,94% rispetto a quello di acquisto”.

Nello specifico, l’imprenditrice si sarebbe procacciata 11.720 mascherine pagandole tra 1,12 e 2,69 euro ciascuna, per rivenderle ad un prezzo di minimo 9,99 euro, fino a 43,98 euro. Nello stesso periodo la ditta avrebbe venduto, sempre on line, confezioni contenenti 5 mascherine del tipo ‘ffp3’ ad un prezzo di 199,90 euro, di cui 99,90 per il prodotto e 100 per la spedizione “Inducendo in errore il pubblico acquirente che, anche in virtù della particolare situazione psicologica di paura determinata dalla diffusione sempre più crescente della malattia Covid-19, acquistava complessivamente 16 confezioni focalizzando l’attenzione sul dichiarato costo di 99,99 ossia circa 20 euro cadauna, già di per se sproporzionato, quando in realtà il costo effettivo, tenuto conto anche delle dichiarate spese di spedizione di 100 euro, senza dubbio inverosimili in considerazione del peso della singola confezione, sarebbe stato pari a 40 euro cadauna, da considerarsi altamente sproporzionato e speculativo”.

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