“Te la devi vedere tu per farci arrivare il campione di sangue”. E’ la risposta ricevuta da Saverio, cittadino barese, in seguito ad una chiamata effettuata al Policlinico di Bari per richiedere la terapia anticoagulante salvavita cui lui si deve necessariamente sottoporre ogni 20 giorni. A raccontarci la sua storia è Pietro, suo cugino, che da ieri, assieme agli altri membri della famiglia, ha avviato una vera e propria corsa contro il tempo per trovare qualcuno disposto ad effettuare il prelievo di sangue. Ma andiamo con ordine.
Saverio soffre di problemi al cuore, qualche mese fa ha subito un intervento a Bologna per problemi di ossigenazione e dovrà sottoporsi ad un ulteriore intervento nei prossimi mesi. Ogni 20 giorni deve effettuare un prelievo per evitare la coagulazione del sangue, in base alle analisi fatte gli viene fornito un dosaggio specifico del Coumadin, farmaco anticoagulante cumarinico. Il rischio di perdere la vita, qualora Saverio dovesse saltare anche un solo giorno di terapia o se, in particolare, il dosaggio non fosse corretto, è altissimo. Ad aggravare la situazione, in questo momento particolare, dettato dall’emergenza sanitaria, è il fatto che Saverio, assieme a tutta la sua famiglia, ovvero moglie e due bambine (una di cinque anni, una con appena un mese di vita), sono risultati positivi al Covid-19 e pertanto sottoposti ad isolamento, con l’inevitabile conseguenza che Saverio non può raggiungere l’ospedale per effettuare il consueto prelievo.
Da qui la necessita di chiamare l’ospedale, in particolare il centro Tao, che si occupa di questa tipologia di esami, per spiegare la situazione, nella speranza, poi non andata a buon fine, di trovare dall’altra parte una soluzione al problema. Cosa che, spiega Pietro ai nostri microfoni, non è avvenuta. Adesso Saverio dovrà trovare da solo un infermiere disposto a fargli un prelievo.
“E’ difficile che una persona che non lo faccia per lavoro metta a rischio la propria salute senza avere nessuna garanzia – ha spiegato Pietro – dal Tao gli hanno risposto di provvedere da solo, eppure, dopo un anno di Covid-19 i reparti dovrebbero essere pronti a dare il proprio supporto anche nei casi in cui i pazienti siano positivi. Non solo Saverio, come tanti altri pazienti affetti da altre patologie rischia la vita, ma c’è anche la possibilità che, nonostante trovi una soluzione, il problema si ripeta poi di nuovo tra venti giorni” – ha specificato Pietro sottolineando che il reparto avrebbe potuto fare una segnalazione interna senza “Scaricare completamente la responsabilità al paziente, abbandonato a causa dell’inefficienza della sanità”.
Pietro, va specificato, soffre di Leucemia, pertanto conosce i disagi dei cittadini che, ai tempi del Covid-19, devono preoccuparsi di trovare uno spazio per poter vedere garantito il proprio diritto di assistenza sanitaria. A prova di ciò il fatto che, ieri, stando a quanto dichiarato, ha tentato invano di telefonare sia al numero verde dell’ASL, sia al numero fisso del servizio prevenzione per ottenere risposte in merito alla situazione del cugino.
“Nonostante i diversi tentativi, alle 18, orario in cui dovevano essere reperibili, non ho ricevuto nessuna risposta – ha sottolineato Pietro – Si tratta di una questione seria e la sanità dovrebbe pensare a come tutelare i cittadini, soprattutto chi, con l’aggravante della positività al Covid, è affetto da altre patologie con a rischio la propria vita. Mio cugino non può permettersi di prendere lo stesso dosaggio. Saverio è stato trattato con superficialità da chi aveva il compito di dargli una risposta. Siamo in emergenza sanitaria da un anno, forse non siamo preparati, ma ci vuole maggiore organizzazione per essere pronti a queste situazioni” – ha concluso.
Intanto, in attesa di una risposta ufficiale, i familiari di Saverio hanno comprato una tuta anti Covid nella speranza che trovino al più presto un infermiere disposto a fare il prelievo salvavita.