In Puglia, nel corso del 2020, sono stati pubblicati 1.479 bandi di gara per lavori pubblici, per un valore complessivo di 2,363 miliardi di euro. E se il numero delle gare è in calo di 8,3 punti percentuali rispetto ai 1.612 svoltesi nel 2019, non si può dire lo stesso per l’ammontare totale del valore, in crescita del 60,4% rispetto all’anno precedente, quando si raggiunsero i 1,473 miliardi di euro. La crescita del valore degli appalti riguarda, in particolare, quelli con importo superiore ai 5 milioni di euro (in particolare di Anas e Rfi) mentre si registra un calo per i lavori inferiori a quella cifra, sia nel numero (-10,7%) che nell’importo (-5,5%).
Quanto alla forza lavoro nel settore edile pugliese, che supera le 80mila unità, i dati Casse edili-Edilcasse riferiti sia al comparto privato che pubblico, evidenziano nei primi 11 mesi del 2020 un calo del 20% delle ore lavorate nei cantieri (-13,7% il dato nazionale) e del 7,4% dei lavoratori iscritti, il terzo peggior dato a livello nazionale (peggiori solo Basilicata e Calabria).
“L’incremento del valore dei bandi fa ben sperare – è il commento del presidente di Ance Puglia, Nicola Bonerba – tuttavia la ripresa del comparto non si nutre di bandi ma dell’avvio dei cantieri che, a causa della burocrazia, nella migliore delle ipotesi aprono con mesi se non anni di ritardo. A questo – prosegue Bonerba – contribuisce la mancata emanazione di decine di decreti attuativi riguardanti riforme che, negli ultimi anni, avevano l’obiettivo di semplificare il nostro settore; al contrario, questo ottovolante legislativo lo ha reso, in molti casi, ancora più confuso”. Il presidente di Ance auspica, dunque, la semplificazione di norme e procedure e azioni ad hoc per avviare immediatamente cantieri nel Mezzogiorno e in Puglia, regione nella quale procede molto bene la spesa dei fondi strutturali ma non quella riguardante il Patto per la Puglia siglato nel 2016 che, allo scorso ottobre, registrava una spesa solo del 3% dei due miliardi stanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione. “Un vero peccato – conclude – considerando il gap infrastrutturale della Puglia e di tutto il Mezzogiorno rispetto al resto del paese; un gap che, burocrazia permettendo, le risorse in arrivo col Recovery Plan dovranno annullare”.