Il pericolo della chiusura dei servizi educativi per combattere la devianza minorile è sempre più imminente. A Bari ci sono 13 strutture che accolgono 510 ragazzi, e circa dieci tra asili di supporto alle famiglie in cerca di aiuto da Japigia a Bari vecchia. Ma nelle ultime ore è stato lanciato l’allarme dagli operatori sociali con una lettera inviata al governatore Emiliano e al nuovo assessore al Welfare Rosa Barone.
Tre mensilità del 2020 non sono state ancora pagate dal sistema pubblico, così i centri devono fare affidamento ai propri fondi sempre più magri. E per la Puglia ci sono da sbloccare 30 milioni di euro di fondi europei per il 2021, per cui spiegano i protagonisti vanno aggiunti almeno altri 20 milioni. Una incertezza che mette a rischio un lungo lavoro riabilitativo per la famiglia e per il tessuto sociale, in bilico per una semplice autorizzazione regionale.
“Oggi siamo in una situazione di agitazione – spiega Silvia Malerba, coordinatrice del centro Diurno Carmine nel borgo antico di Bari – in quanto la Regione non ha ancora autorizzato le strutture per l’infanzia e l’adolescenza come centro facente parte dell’associazione ACSEMI (Associazione Centri Socio Educativi Minori). Il mio lavoro è messo a rischio come quello di moltissime altre figure professionali impiegate all’interno dei centri”.